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     Sarracenia     
viaggio da seme a seme


Premessa: se non l'avete ancora fatto, prima di leggere questa sezione leggete la pagina relativa alle generalita' sulla riproduzione. Vi sono riportate informazioni di base che qui saranno date per scontate.



Teoria

 Introduzione

Uau... finalmente.

E' circa un anno che il sito Sarrazin's e' in rete ed in effetti una cosa ridicolissima e' che ancora non ci sia una sola riga riguardante il genere di piante cui il sito e' dedicato. Non ho scusanti, lo so. Comunque posso cercare di rimediare ora, in queste nottate schifosamente fredde di Febbraio.

Preparatevi quindi, perche' qui si parla del genere vegetale piu' splendido, meraviglioso, incredibile, mostruoso e carnivoro del pianeta. Probabilmente dell'intera galassia.

Si parla di miracoli vegetali che uniscono forme e linee decisamente preistoriche a colori e arabeschi che hanno un sapore futuristico. Piante con curve talmente delicate e perfette da far invidia a qualsiasi superpompata di baywatch e fiori talmente goffi, strani e misteriori da poter appartenere solo a un libro di Verne... il tutto unito ad un odio assoluto, incondizionato e satanico per qualsiasi insignificante schifezza animale sotto i 10 centimetri di lunghezza.

Splendidi, eleganti calici dipinti di porpora, bianco e viola, fuori... nere fosse comuni stracolme di cadaveri semidecomposti dentro... quasi fossero metafore di vita...

Ue', tenetevi saldi, qui si parla di sarracenie.
Dio mio che emossione!

 Cosa impareremo?

Tra le tante cose che potremo imparare su queste splendide predatrici, in questa pagina affronteremo la piu' bella e affascinante: farle nascere.

Impareremo a coccolare le nostre piante, nutrirle con insettoni grassi e fetidi, dar loro la buonanotte addormentandole con fantastiche storielline di paesi dove le vespe sanno di zucchero e le formiche sono ripiene di gelatina alla fragola. Impareremo a convincerle a resistere a un po' di freddo e a risvegliarsi in primavera sfoggiando i loro stranissimi fiori... impareremo a compiere infine quel singolo atto d'amore vegetale, che permettera' lo sviluppo di nuovi semi.

Impareremo poi a prederci cura dei semi, piccoli scrigni di migliaia di nuove meravigliose piccole assassine, conservarli, farli germinare fino a lasciar uscire delle delicatissime e indifese creature non piu' lunghe di un paio di millimetri. Impareremo a difenderle da tutto, funghi, insetti, caldo, freddo, secco... impareremo come ricoprirle d'amore e come svezzarle fino a far loro consumare il primo pasto... per poi vederle crescere e crescere fino a lasciar loro compiere stragi di vespe, ecatombi di formiche e genocidi di mosconi.

In breve, impareremo, come dice il titolo, ad andare da seme a seme, passando attraverso tutta l'esistenza di questi capolavori di Natura.

Solo un avviso: ottenere una pianta qualsiasi di Sarracenia e' una cosa piuttosto semplice. Le potete comperare, clonare per talea, farvela spedire da un amico, non c'e' problema. Anzi, in questo modo potete ottenere delle piante gia' grandi, magari gia' adulte ed in grado di fiorire. Se siete dei principianti, questa e' senz'altro la via piu' facile.
Se invece siete persone a cui la via piu' facile non interessa, ma interessa la via piu' affascinante e difficile, allora avventuratevi qui e crescete le vostre sarracenie da seme. Ci metteranno anni a diventare adulte e a fare il primo striminzito fiore, e' vero. Pero' saranno le *vostre* sarracenie, le avrete solo voi e le potrete riconoscere tra mille altre: al contrario di quasi tutte le altre carnivore, ogni Sarracenia cresciuta da seme e' una pianta assolutamente unica e ben distinguibile dalle altre a occhio nudo.

Decidete voi cosa fare: ottenere una Sarracenia adulta in cinque minuti e ventimila lire oppure far nascere e far crescere la vostra Sarracenia, anche volesse dire impiegarci dieci anni.

Si, si, inutile che strabuzziate gli occhi... anche dieci anni, esatto. D'altronde, ragazzi, la perfezione ha i suoi tempi. Se volete una cosa rapida... bhe, ci sono le viole del pensiero.


 Basta co' 'sta palla, andiamo al sodo.

Giusto.

Dunque. Dati velocissimi: il genere botanico Sarracenia e' un genere piuttosto eterogeneo. Le specie appartenenti a questo genere sono 8 (o 9 a seconda degli autori) e piu' precisamente S. alata, S. flava, S. leucophylla, S. minor, S, oreophila, S. psittacina, S. purpurea e S. rubra. Queste specie sono a volte molto eterogenee al loro interno, ed esistono parecchie sottospecie, varieta' e forme al loro interno.

Morfologiamente, ci sono specie che producono pochi fiori, grandi e piuttosto ricchi di semi (come per esempio in Sarracenia flava) come pure specie che producono piu' fiori, sebbene piu' piccoli e con meno semi (come per esempio in Sarracenia rubra). Piante molto grandi con calici a crescita perfettamente verticale, alti piu' di un metro (come Sarracenia alata) e piante di piccole dimensioni che presentano ascidi brevi lunghi al massimo 10-15 centimetri e a crescita sempre orizzontale (come Sarracenia psittacina).

Le sarracenie sono piante di ambienti piu' o meno temperati, e crescono solo nell'America del Nord (...e a casa mia). L'areale geografico di distribuzione di queste specie va dal Sud del Canada (con inverni molto lunghi e rigidi con temperature normalmente sui -30'C) alla Florida (con inverni in cui la temperatura non scende quasi mai sotto lo zero). In virtu' della natura 'da clima temperato' di queste piante, i semi di Sarracenia hanno quasi sempre bisogno di un periodo di stratificazione umida e fredda per poter germinare.

In condizioni ideali di luce e temperatura (e se stratificati correttamente) i semi germinano in un periodo compreso [indicativamente] tra 10 e 40 giorni. Personalmente sono riuscito ad osservare germinazioni in 48 ore come pure dopo molti mesi, ma 3-5 settimane e' la media per Sarracenia.

I semi non hanno particolari necessita' per quanto riguarda l'ambiente di germinazione: basta del terreno neutro o acido (tipo torba o sfagno, con o senza aggiunta di quarzo, agriperlite o una piccola parte di vermicolite) e una illuminazione abbastanza intensa (anche pieno sole). Chiaramente terreno sempre bagnato con vaso sempre in sottovaso pieno d'acqua. Ho osservato una resa molto buona in condizioni di temperatura costante tra i 18'C e i 25'C (sempre approssimativamente, non prendete i numeri troppo rigidamente).

All'esterno, il periodo migliore per la semina e' Febbraio.

Sebbene le piante adulte crescano meglio se sottoposte all'alternanza delle stagioni e siano rinvigorite da un periodo invernale freddo di almeno 2-3 mesi, le plantule nate da seme sembrano tollerare molto bene i primi anni in regime di temperatura e illuminazione costante attorno ai 20'C. Anzi, in queste condizioni maturano piu' velocemente in quanto evitano di rimanere per mesi in condizioni di inattivita' invernale.

Dopo molti anni di tentativi e osservazioni, ora coltivo cosi' le mie piccole predatrici: dopo un periodo piu' o meno lungo di riposo dei semi (in ambiente secco e a 2-5'C, tipo in frigo), procedo ad un periodo di stratificazione umida per 20-40 giorni (fino a schiusura dei semi), poi semino in torba filtrata con un terzo di agriperlite e un'aggiunta di vermicolite. Successivamente lascio crescere le plantule sotto luce artificiale, a 10-20 centimetri da neon di tipo "luce solare a pieno spettro", pentafosforo. Tengo le plantule la', sempre con almeno 14 ore di luce e almeno 18'C di temperatura, finche' non raggiungono lo stadio di piante piu' o meno adulte (di solito entro 2-4 anni). A quel punto le porto all'esterno, in primavera, e le sottopongo all'adattamento al ciclo stagionale, lasciandole poi fuori d'inverno. La primavera successiva, di solito, fioriscono, dimostrando d'essersi adattate al ciclo stagionale temperato.

Funziona, fidatevi.

Adesso vediamo come si fa.
 
             
 


Pratica

 Preparazione alla fioritura

La fioritura, per qualsiasi specie vegetale, e' un momento molto impegnativo. Per fiorire al meglio una Sarracenia deve essersi ben adattata al clima in cui vive, e deve aver goduto di un buon ultimo anno di crescita, compresi dei sani pasti a base di vespe, mosconi, api, tafani e quant'altro...

Il fattore, pero', che di gran lunga e' piu' importante nel momento della stimolo alla fioritura e' l'inverno. Sottoporre le sarracenie ad un inverno come si deve e' il segreto di qualsiasi buona fioritura. Durante le prime fasi dell'inverno (al passaggio dall'autunno) le sarracenie adulte si chiudono in un riposo a crescita rallentata. I punti di crescita si ingrossano e si fermano, arrossandosi. Durante l'inverno le piante non sono completamente "ferme" come sembrerebbe, ma conservano un minimo di attivita' biologica. Questo succede specialmente nelle giornate di sole, quando la zona del punto di crescita, se esposta al sole diretto, puo' tranquillamente arrivare a 20-25'C gradi, e quindi in una fascia di temperatura assolutamente ideale per la fisiologia delle sarracenie.


Proprio in questi periodi freddi, ma comunque con sprazzi di temperatura tiepida, le sarracenie, nascoste sotto la copertura del punto di crescita, si preparano per la fioritura. Preparare un fiore non e' una cosa semplice come quella di una foglia. Ci sono organi estremamente complessi: gli stami con le antere polliniche, le migliaia di grani di polline, ognuno perfettamente realizzato... i petali, i sepali, l'ovario con tutte le strutture per i semi. Insomma, sembrera' anche che dormano, ma se le vedete durante una bella giornata di sole, con le foglie secche, apparentemente morte, guardando bene la gemma rosso fuoco vi renderete conto di come la' sotto si stiano concentrando per la primavera in arrivo.
Quindi, se volete provare a far fiorire una Sarracenia, dovete prepararvi sin da Ottobre, tenendola in condizioni di riposo invernale lungo e rigido. Nessun "la tengo al calduccio", nessun "mi fa peccato". Lasciatela la', fuori, al gelo. E se vi guarda con gli occhioni infischiatevene e spiegatele il perche'. Al limite se proprio vi fa pena mettetela in una posizione in cui riceva almeno qualche ora di sole diretto al giorno. Se gela, bene. Se nevica, meglio. Fidatevi.


Appena arriva Marzo, come d'incanto, la gemma rosso fuoco si ingrossa, diventa turgida, si apre, e il bocciolo fiore e' la prima cosa che spunta, magari con qualche foglia di accompagnamento, come in questo caso.
Nella foto qui a sinistra si puo' vedere il bocciolo (piccolissimo) con una foglia alla sua sinistra, rossissima. Le sarracenie piu' giovani o comunque quelle che non fioriscono aprono le gemme per far uscire solamente delle foglie, grosse e potenti, ma le piante adulte si concentrano specialmente sul fiore e continueranno a concentrarsi sul fiore fino a Maggio, quando con la fioritura e l'eventuale impollinazione avranno soddisfatto al loro scopo.
Il periodo tra Marzo e Aprile e' veramente qualcosa di particolare in quanto le sarracenie, uscendo dal loro riposo invernale, devono contemporaneamente formare i fiori, attirare insetti senza ucciderli (per permettere l'impollinazione) e allo stesso tempo formare le prime foglie per non fare la fame, e aprirle non appena i fiori si sono fecondati.

C'e' un meccanismo preciso e delicato alla base di questa operazione, che vede i fiori schiudersi giusto 5-6 giorni prima delle foglie, appena il tempo di farsi fecondare dagli insetti.
Quindi abbandoniamoci alla contemplazione silenziosa di questo splendido periodo, che nel caso delle sarracenie e' davvero qualcosa di miracoloso.
L'energia che la primavera imprime a queste piante e' impressionante. La foto qui a sinistra, per esempio, riprende un bocciolo e una foglia di Sarracenia flava a meta' aprile, con un allungamento di parecchi centimetri al giorno. Guardate i colori.
Le foglie dell'anno precedente, sullo sfondo, appaiono verdine e sbiancate, sembrano quasi di un'altra pianta, davanti al rosso quasi sanguigno degli organi nuovi in formazione.
Quindi, tra Marzo e Aprile, le sarracenie si concentrano alla formazione e crescita del fiore. Le foglie sono formate, ma con un ritmo e un'attenzione minore. Le piante in fiore inizieranno a concentrarsi sulla formazione di belle foglie solo dopo la fioritura. Questo e' il perche' recidere il fiore ad una Sarracenia adulta ne accelera la crescita. Perche' questa, non dovendosi piu' preoccupare del fiore e non dovendo piu' spendere energie nella formazione di polline, ovario, eccetera, puo' accelerare la formazione di foglie, piu' grandi e robuste di quanto non sarebbero col fiore. Bisogna infatti rendersi conto che per semplici meccanismi biologici le sarracenie (come molte altre piante), se possono, preferiscono investire le loro energie sul fiore. Sapendo questo decidete voi cosa sia meglio fare, se recidere ed avere una Sarracenia al 100% della sua bellezza o provare a lasciarla fiorire ed avere una pianta al 50% (ma con la prospettiva della semina).

Bhe, se state leggendo questa pagina la risposta e' chiara, pero' permettetevi di consigliarvi di recidere i fiori di sarracenie che non siano grandi e in perfetta salute. Lasciar fiorire una Sarracenia piccola o malridotta non solo la indebolira' inutilmente, ma spesso non portera' alla formazione che di pochi piccoli semi striminziti, rendendo vano anche il sacrificio della pianta.

In altre parole fate fiorire le piante giuste: grandi e in salute.


 Anatomia del Fiore

Verso Aprile o Maggio (a seconda della latitudine) i vostri meravigliosi fiori si schiuderanno. Se non avete mai visto un fiore di Sarracenia, e specialmente, se non l'avete mai visto di persona, sara' sicuramente uno shock. Attrezzatevi di calmanti e psicofarmaci quindi... un fiore di Sarracenia non e' una robaccia nuda come quello di una Nepenthes ne' uno stupido fiorellino come quello della Drosera e neppure una violetta come in Pinguicula. Ue', stiamo parlando di sarracenie, di piante venute dalla preistoria, figuriamoci se possono fare un fiore "normale". Il fiore delle sarracenie e' un coso strambo, con petaloni svolazzanti e penduli, un odore stranissimo (alcuni parlano di puzza, altri di profumo), un ombrello tanto intrigante quanto misterioso... insomma, un casino.

Pero' non facciamoci scoraggiare. I fiori delle piante normali li conosciamo, giusto? C'e' il "gambo", c'e' poi il calice (una serie di sepali verdi che "racchiudono" il fiore quando e' in boccio) e poi ci sono i petali, colorati. Successivamente, al centro del fiore, ci sono gli stami (delle specie di fili che portano il polline all'apice) e il pistillo con lo stigma (che permette l'entrata del polline verso l'ovario per la formazione dei semi). Questo schema e' presente anche nelle sarracenie, e' solo che essendo delle piante un po' primitive questi elementi sono un po' rozzi e strambi, rovesciati, visto che il fiore e' a testa in giu', ma ci sono tutti.

Un disegno ci aiuta.



Qui in questo disegno ho preso una foto di un fiore di una mia Sarracenia leucophylla e l'ho messo a sinistra. A destra lo stesso fiore e' disegnato con pseudocolori per distinguere meglio tutti gli elementi.

Partiamo dal gambo. E' il coso verde, ovvio. Andiamo dal basso verso l'alto, il gambo a un certo punto si piega e pende verso il basso. All'attaccatura col fiore troviamo sempre 3 elementi simili a piccole fogliette. Verdi o rossastri, sono le bratteole. Successivamente troviamo 5 elementi, colorati (ma non troppo), sono i 5 sepali formanti il calice (nel disegno sono rosso violaceo). Successivamente ci sono 5 petali, di solito rossi, gialli, verdi, bianchi o arancioni, a seconda della specie o dell'ibrido. I petali, in questo disegno sono blu' (l'unico colore che manca nelle sarracenie). I petali sono sistemati come delle tende e al loro interno si nasconde l'ovario con gli stami, ma lo vedremo poi. Intrecciati e alternati con i petali troviamo 5 prolungamenti di un unico elemento rovesciato che ha la forma di un ombrello a 5 punte (giallo nel disegno). Questa struttura e' formata dai 5 stili fusi assieme a formare una specie di "bacinella" dove si deposita il polline (vedremo poi). Per ora ricordate solo che quando parlo di ombrello parlo della struttura qui in giallo. Se volete una curiosita', notate che nella parte gialla centrale, in mezzo, c'e' una debole "via" verdina. Quella "via" e' la strada che verra' percorsa dal polline per arrivare all'ovario e formare i semi.

Ok, visto com'e' fatto il fiore dall'esterno, passiamo ad esaminarlo all'interno. Diamogli un'occhiata da vicino, perche' se non capite com'e' fatto, di sicuro non riuscirete mai ad impollinarlo.

Questo schifoso disegnetto ci dara' una mano... come detto sono un programmatore, non un disegnatore... quindi accontentiamoci. Questo e' come si presenta un fiore di Sarracenia visto di lato, al secondo giorno dopo la schiusura, se immaginiamo di aver rimosso un paio di petali laterali.
Come detto i petali nascondono l'interno del fiore, dove si trova il polline. Qui a sinistra gli stami con il polline sono le strutture filamentose gialle con la testa ingrossata. Un giorno o due dopo la sua schiusura, il fiore lascia cadere il polline all'interno della struttura ad ombrello, dove si deposita formando un tappeto di polvere gialla.
Successivamente gli insetti, attirati dentro il fiore dal profumo del nettare, si sporcano le zampe di polline e successivamente lo portano di fiore in fiore. Nel disegno la parte verde globulare al centro e' l'ovario e piu' in basso a destra c'e' attaccato l'ombrello, visto in sezione.
Cerchiamo di imparare bene dov'e' il polline, perche' facendo finta d'essere insetti, dovrete raccogliere il polline, dovrete spennellarlo sugli stigmi, cioe' i punti da dove poi il polline entrera' nell'ovario. Gli stigmi, nella Sarracenia, sono situati ai margini interni di quello strano ombrello, sono rivolti verso l'interno e sono 5. Appaiono come dei "dentelli" verdini. Nel disegno sono in rosso. Il polline andra' delicatamente spennellato la'.
Ok, tenete a mente: polline = parte maschile del fiore = colore giallo nel disegno.
stigmi = parte femminile del fiore (accesso all'ovario) = colore rosso nel disegno.

Ok, nel disegno e' facile, andiamo in pratica... riprendiamo il fiore di Sarracenia leucophylla di prima, e diamogli una serie di occhiate molto dettagliate.


Da sotto
Ingrandite cliccando sulla foto, ne vale la pena.
Allora, guardiamo 'sto fiore da sotto. Ho tolto due dei petali e ho legato uno dei sepali per permetterci poi di buttare il nostro obiettivo dentro il fiore di questa mitica pianta.
Da sotto vediamo molto bene la struttura a ombrello, e da qui vediamo benissimo le 5 "vie" che porteranno il polline all'ovario. Vi dico subito che se seguite 2 vie di destra e di sinistra andando verso l'alto arrivate a due dentelli con la punta bianca. Bhe, teneteli bene a mente...

Da sopra
Ingrandite cliccando sulla foto, ne vale davvero la pena.
E qui cosa vediamo? Bhe, come vi avevo promesso, ecco la struttura ad ombrello vista dall'interno. Come vedete, gli stami si sono aperti e hanno lasciato cadere il polline formando un tappeto giallino/biancastro. Gli stami sono quelle robe pendule con la punta gialla. Quelli rappresentano la parte "maschile" di un fiore, e il polline e' appunto il contributo maschile alla riproduzione sessuata.
E la parte femminile dove sta? Perche' il segreto sta tutto la'!

Da sopra, ingrandito
Bhe, la parte femminile l'avete sotto gli occhi solo che e' molto meno vistosa di quella maschile.
I 5 stigmi sono i 5 punti attraverso i quali il polline puo' entrare nelle "vie" degli stili, percorrerle e arrivare all'ovario, dove formera' i semi. Gli stili Sono 5 piccoli dentelli posti al margine di quella struttura ad ombrello di cui tanto parliamo. Nella foto, sono indicati da una freccia.
E' molto importante che controlliate sui vostri fiori d'aver capito, perche' se non avete trovato questi 5 mitici dentelli le vostre sarracenie non faranno mai nemmeno un seme.

Qualcuno si chiedera'... ma se il polline e gli stigmi sono tutti presenti nello stesso fiore, com'e' che le sarracenie non si impollinano automaticamente da sole con un colpo di vento? Semplice, non sarebbe conveniente, il massimo vantaggio evolutivo per questa specie deriva dall'incrociarsi con altre sarracenie. Ecco perche' i petali si ripiegano in quella maniera strana e tengono isolata la parte interna del fiore (con il polline) e l'ombrello esterno (con gli stigmi). In questo modo, senza l'intervento di un insetto (o di un coltivatore) e' impossibile che il polline da dentro vada sugli stigmi di fuori.

Chiaramente se ogni fiore di Sarracenia e' al tempo stesso maschio e femmina, (ogni fiore produce polline e stigmi) significa che puo' fare due ruoli diversi in 2 incroci diversi, giusto? Esattamente.
Significa che un fiore puo' essere al tempo stesso "maschio" in un incrocio e "femmina" in un incrocio differente. Tecnicamente e' possibile usare il polline della parte maschile di un fiore per fecondare la parte femminile dello stesso fiore. In questo caso di parla di autoimpollinazione, una tecnica spesso usata per vari scopi, pero' normalmente con il polline di un fiore si fecondano gli stigmi di un fiore di una pianta differente e viceversa.

E' possibile usare il polline di un singolo fiore per fecondare parti femminili di piu' fiori. Il polline e' prodotto in abbondanza e se siete attenti potete arrivare a fecondare anche 5-6 fiori con il polline di uno solo. Al contrario, fecondare un fiore femminile con pollini di fiori diversi e' fonte di confusione in quanto i semi risultanti sono semi diversi provenienti dai vari padri, mescolati casualmente.


 Impollinazione

Quando impollinare?: dopo anni di esperimenti con i fiori di Sarracenia, impollinati in modo diversi, in tempi diversi e con tecniche differenti, posso dirvi che l'unica cosa che ho osservato essere importante per ottenere la miglior resa (in quantita' di semi) e' stata fecondare gli stigmi (cioe le parti femminili dei fiori) quando sono molto giovani, cioe' 2-4 giorni dopo essere sbocciati. L'eta' del polline non e' mai risultata particolarmente importante, e il polline ha dato ottimi risultati sia prelevato da fiori giovani (2-4 giorni dopo essere sbocciati), sia da fiori adulti e vecchi (petali caduti, 8-10 giorni dopo essere sbocciati). Ripeto, l'elemento fondamentale e' che il fiore che sara' "madre" deve essere giovane. In questo modo si ottengono molti piu' semi. Si puo' comunque fecondare anche un fiore vecchio (con petali caduti) ma la resa cala rapidamente per diventare quasi nulla 10-15 giorni dopo essere sbocciato.
Quindi -> l'eta' del polline non importa (finche' si parla di 7-10 giorni)
l'eta' degli stigmi importa e molto, e la resa massima si ha tra il secondo e il quarto giorno dopo l'apertura del fiore.


Da sopra-interno, ingrandito
Per essere sicuro di impollinare proprio nel momento opportuno, io controllo, circa 2 giorni dopo l'apertura del fiore, quando le capsule di polline si aprono, rilasciando il polline.
Vediamo la foto... il polline e' contenuto da delle specie di "sacchettini" portati dagli stami (nella foto gli stami sono bianchi, i sacchettini sono gialli e qui sono aperti). Non appena questi "sacchettini" si aprono e il polline cade, io impollino. Se non si sono ancora aperti, e' ancora troppo presto. Se, viceversa, aspettate troppi giorni dopo l'apertura, diventa troppo tardi.
Ah, una curiosita', nella foto, alla base degli stami, notate due gocciolone. Sono gocciolone di nettare che la Sarracenia usa per attirare gli insetti. Questo nettare e' talmente incastrato alla base degli stami che gli insetti impazziscono pur di tentare di arrivarci e strofinano il loro "culo" alla base dell'ombrello, riempiendosi di polline.


Come impollinare?: semplice. Prendete un piattino, di quelli da caffe'. Metteteci sopra un velo di olio d'oliva. Poi prendete dei cotton-fioc o degli stuzzicadenti. Scegliete accuratamente le piante da fecondare (che siano due piante belle e robuste, oppure se volete fare incroci mirati, leggetevi la sezione Ibridi di Sarracenia). Controllate che il fiore sia a posto, controllate d'aver capito dove sta il polline e dove stanno gli stigmi, poi immergete un attimo la punta del cotton-fioc (o stuzzicadenti) nell'olio d'oliva. Spremete sul bordo del piattino l'olio in eccesso. Il cotton fioc deve essere "umido" d'olio, non deve grondarne a chili. Avvicinatevi poi al fiore scelto come padre e appoggiate il cotton fioc alla base interna dell'ombrello, dove il polline caduto dalle antere si accumula sotto forma di una polvere biancastra-giallina. Rotolate il cotton-fioc in modo che il polline si appiccichi all'olio d'oliva e dipinga di giallo il cotton fioc stesso. Poi avvicinatevi al fiore che volete sia il fiore-madre, prendete uno dei 5 margini dell'ombrello, rivoltatelo delicatamente verso l'esterno, e spennellate il vostro cotton-fioc sul dentello dello stigma, molto cautamente, fino a che vedete che lo stigma, da verdino, ha assunto un "colore" giallo come se l'aveste pitturato. Ripetere per tutti e 5 gli stigmi. Fine.

Perche' l'olio d'oliva?: piu' facile a dirsi che a spiegarsi. L'olio d'oliva e' una sostanza che stimola e facilita tutta una serie di piccoli e invisibili fenomeni che portano ad una piu' rapida e piu' proficua fecondazione. Potete ottenere ottimi risultati anche senza olio d'oliva, ma con l'olio d'oliva diciamo che e' piu' semplice, piu' veloce, piu' pratico e piu' sicuro.


Cosa ASSOLUTAMENTE da EVITARE: Inquinamento da polline. Il polline e' una polvere finissima, quasi impercettibile, se non si sta attenti e' facilissimo "inquinare" degli incroci con polline di incroci precedenti, col risultato che la progenie generata e' casuale e mescolata. Quindi usate un cotton-fioc diverso per ogni incrocio che volete fare. Non usate mai lo stesso cotton-fioc per fecondare due fiori diversi, o per raccogliere due pollini diversi altrimenti incasinerete tutti i dati di qual'e' la pianta-padre, quale la madre, ecc.. Per la stessa ragione, una volta che avete immerso il cotton fioc nell'olio e poi lo avete intriso di polline, non toccate mai di nuovo il piattino dell'olio, altrimenti l'olio si inquinera' e da quel momento tutti i cotton fioc immersi nell'olio avranno anche polline inquinante. In altre parole: se volete essere sicuri dei semi che produrrete, dovete essere sicuri del polline e degli stigmi che usate.
Quindi, abituatevi a fare le cose con metodo: prendere-nuovo-cottonfioc, immergere-in-olio, raccogliere-polline, spennellare-stigmi, buttare-cottonfioc, regitrare-su-cartellino, ripartire.
Deve diventare un meccanismo ripetitivo e preciso e guai a sgarrare.

Cosa ASSOLUTAMENTE da fare: Registrare BENE gli incroci. Tenete dei buoni registri delle vostre fecondazioni. Non dite a voi stessi "ma si, me lo ricordo, e' facile, dopo me lo segno"... 6 mesi sono tanti, e da Maggio a Novembre vi dimenticherete sicuramente cos'avete fatto. QUINDI scrivete! Vi porta via 5 minuti a Maggio, vi risparmia ore di scervellamenti a Novembre. Potete usare un pennarello e scrivere sul gambo dei fiori. O usare cartellini, o qualsiasi altra cosa. Ma segnatevi sempre e bene per qualsiasi fiore, qual'e' la pianta-madre, e specialmente da che pianta avete preso il polline.

Perche' vi assicuro che ricevere i semi marcati come "Sarracenia alata 'black tube'" coccolarseli per anni e vederli poi crescere e diventare una purpurea del tipo piu' comune e' una cosa che personalmente fa girare gli zebedei. E molto.

Detto questo, non c'e' bisogno d'altro.

Andate... e moltiplicatele!


 Maturazione

Supponendo d'aver correttamente impollinato i fiori di Sarracenia, dopo qualche giorno (al massimo una settimana o due) i fiori perderanno i petali. Successivamente avvizziranno e cadranno anche i filamenti degli stami. Rimarra' il calice, l'ovario (rigonfio o meno a seconda che l'impollinazione abbia avuto successo o no) e la strana struttura a ombrello degli stigmi.

Analizziamo ora due fiori di Sarracenia, in prima Estate, cioe' 2-3 mesi dopo la fioritura e l'impollinazione.

Al solito, quando vedete una foto, cliccando sull'immagine otterrete un ingrandimento a pieno schermo e a massimo dettaglio

Ok, questo e' un fiore di Sarracenia alata che non e' stato impollinato. Come vedete l'ovario (al centro) e' allungato e ha una forma per cosi' dire "magra".
Sono presenti, alla base dell'ovario, ancora un paio di stami completamente avvizziti. Gli altri stami e i petali sono gia' caduti. Il fiore ha piu' o meno 2-3 mesi di vita.

Questa invece e' una Sarracenia leucophylla, ed il fiore e' stato ben fecondato. Questo fiore in particolare sara' utilizzato e seguito durante tutto l'anno fino alla raccolta dei semi.
Come vedete l'ovario e' piu' tondeggiante, ed ha una forma piu' sferica... sembra scoppiare di salute, ed in effetti e' proprio cosi'.
Il fiore qui ha 2-3 mesi di vita, esattamente come quello della alata di cui sopra. In questo stadio, mentre il fiore della alata era rimasto allungato e sgonfio, questo continuava a rigonfiarsi.
L'ingrossamento dell'ovario della leucophylla si verifica solitamente entro le prime settimane dall'impollinazione, interrompendosi poi dopo circa un mese dall'impollinazione.

Durante il processo di maturazione, le piante ed i fiori di Sarracenia non hanno particolari necessita' a parte le solite (buon terreno, acqua e sole a volonta'). I fiori, dopo la fecondazione, non sono particolarmente sensibili a malattie e parassiti, anzi: ho osservato piu' volte ovari di fiori completamente ricoperti da muffe e ragnatele contenere centinaia di semi in perfetto stato che poi sono germinati. L'unica cosa importante e' mantenere i fiori in uno stato di corretta illuminazione solare e non lasciarli in ombra o in condizione di umidita' e buio che potrebbero portare fenomeni di marcescenza.

Insomma, il solito proverbio per le sarracenie... "sole e acqua a volonta'".

Quindi, facciamo conto di mantenere sempre un bel po' d'acqua nel sottovaso e di tenere sempre la nostra amata pianta in pieno sole e mettiamo avanti le lancette di qualche mese... Ottobre.


Uau, ragazzi. E' un'emozione commentare una foto cosi'...
So che un profano non potra' che vedere un'accozzaglia di marciume vegetale secco e contorto, ma io vedo un prezioso gioiello Azteco, brunito dal sole, arrossato dai colori dell'Autunno e con i morsi violacei delle prime notti di freddo.

Si, e' sempre la nostra Sarracenia leucophylla, e, bhe, cavolo e' Ottobre e ancora l'ovario e' bello integro... che fare? Avrebbe dovuto succedere qualcosa? E' ora?
In effetti il momento in cui si verifica l'apertura dell'ovario e' appunto l'Autunno. In questa stagione la pianta si prepara per il riposo invernale e produce un ormone, l'Acido Abscissico, che da' il via a tutta una serie di fenomeni quali l'arrossamento e l'avvizzimento delle foglie, e il disseccamento delle pareti dell'ovario che da verdi e carnose passano a gialle e poi a brune e secche, legnose. Una volta diventate secche e legnose, le pareti dell'ovario diventano anche meno elastiche e l'alternanza di notti fredde e umide e di giornate di sole diretto e secco portano alla formazione di "fessurazioni" che preludono all'apertura dell'ovario.

Aspettiamo quindi che l'Acido Abscissico abbia fatto il suo dovere... vediamo che succede.

Eccolo qui il nostro piccolo gioiello in una tiepida e secca mattinata di Novembre.
Come vedete l'ovario e' come "dimagrito" rispetto a Ottobre, e il colore e' ancora piu' scuro. Tutto vero. Il fiore, infatti, si sta seccando e il tegumento esterno dell'ovario si sta indurendo e preparando all'apertura (deiscenza).
Altro dettaglio, e' apparso evidentissimo un 'segno' verticale che altro non e' che il bordo di una delle 5 'valve' in cui si aprira' l'ovario. Sono linee di frattura predeterminate lungo le quali si aprira' l'ovario. Lo vedete bene, no?
Con i giorni e l'effetto di umidita' e sole alternati, le linee di frattura si allargheranno, e lentamente si inizieranno a vedere i semi, sotto. Questo e' il momento di raccogliere...


 Deiscenza e Raccolta

A questo punto, ragazzi, siamo al momento magico. Possiamo decidere di aspettare che l'ovario si apra da solo (rischiando pero' di perdere i semi che si potrebbero spargere alla base della pianta) oppure aprirlo noi a mano.

Per completezza qui ho lasciato che un fiore si aprisse da solo, mentre un secondo fiore fecondato l'ho aperto a mano.

Mi raccomando! Prima di partire come dei fulmini con la vostra cesoia piu' affilata assicuratevi che il fiore sia secco e che siano ben vistosi i segni verticali sull'ovario relativi alle linee di frattura. Se non li vedete lasciate tutto la', che non e' ancora maturo!

Importantissimo: non prendete le mie date troppo rigidamente. Se da me a Padova, quest'anno, ho raccolto i semi ai primi di Novembre, non vuol dire che cio' sia sempre vero per ogni luogo! Dovete giudicare il momento opportuno dalla forma e aspetto della pianta e NON dal periodo dell'anno. Insomma, tenete d'occhio le vostre piante e non il calendario.

Partiamo dal fiore naturale, lasciato aprirsi da solo. Siamo ai primi di Novembre.

Qui ho preso il fiore di Sarracenia leucophylla che abbiamo seguito in questi mesi.
Ho reciso la formazione ad ombrello, in maniera da poter fotografare il fiore da "sotto" (o davanti, a seconda), facendo vedere la perfezione geometrica con cui operano certi fenomeni di natura.
Ripeto, il fiore non e' stato modificato a mano o modellato ad arte. E' stato lasciato la', al sole, alle notti fredde di fine Ottobre/inizio Novembre.
Come vedete, le linee di frattura sono 5. Le parti che si aprono sono 5. 5 sono i 'cuscinetti' di semi. E il tutto perfettamente geometrico. Notevole no?
Prendiamo ora un secondo fiore, non ancora aperto ma con le linee di frattura ben visibili...

Eccolo qui.
L'ho preso, reciso dalla pianta madre, ho reciso il calice come pure la formazione ad ombrello.
Restano solo qualche centimetro di gambo e l'ovario.
Le linee di frattura sono ben visibili. Come fare a farle aprire? Taglierino? Lametta? Pinze? Motosega a pedali? Ma no, usiamo i metodi naturali. Umidita' e secco, come in natura. Prendete l'ovario, lasciatelo immerso qualche minuto in acqua, poi mettetelo sotto una lampada forte, a pochi centimetri (non a pochi millimetri, o cucinate tutto!).
Lasciate l'ovario sotto una lampadina o al sole, secco, e vedrete che in qualche ora l'ovario come d'incanto si aprira' e in maniera perfetta. Se poi con molta delicatezza e un taglierino o bisturi molto affilato recidete una delle parti che si stanno aprendo, otterrete un oggetto come questo:

Bhe che ve ne pare?

Ho rimosso due delle 5 parti in cui si e' divisa la parte esterna dell'ovario. Sono visibilissimi i tessuti lignificati e ormai secchissimi del gambo e della base dell'ovario. Dopo essere stati esposti per piu' di 24 ore ad una lampada al neon (a 4-5 centimetri) si sono seccati per bene. Sono visibili 3 'cuscinetti' di semi, uno intero e 2 (sopra e sotto) a meta'.
Non c'e' bisogno di molti altri commenti.
La foto dice abbastanza da sola.
Bhe, comunque siate arrivati a questo punto, sia che abbiate fatto a mano con l'aiuto di acqua e lampadina, sia che abbiate lasciato fare a madre natura... dovreste ora essere in possesso di un bel mucchietto di semi.

Passiamo alla disidratazione.


 Disidratazione

Come, come? Cosa??? Ha detto disidratazione??? E' certamente pazzo! Non ha sempre detto che le sarracenie hanno bisogno di acqua e sole??? Che e' 'sta novita' dell'essicamento? Anzi, secondo me e' sicuramente meglio tenerli umidi, per tenerli vivi piu' a lungo, giusto?

Sbagliato.

I semi sono microuniversi a ritmo vitale rallentato. Cosa vuol dire? Semplice. Che i semi sono come delle micropiante con una piccolissima riserva vitale. Una volta esaurita quella, schiattano.
Quindi, tenere i semi in condizioni di calduccio e discreta umidita' significa tenerli in condizioni che favoriscono e accelerano il loro ritmo vitale. In questo modo bruciano le loro riserve molto velocemente e muoiono in pochi mesi. Il segreto e' cercare di contrastare e rallentare il loro ritmo vitale. E questo e' realizzabile in due sole maniere: secco e freddo.

Una volta disidratati e disseccati i semi avranno un ritmo metabolico praticamente a zero. Se poi a questo associamo una temperatura molto bassa (diciamo 2-5'C, tipica del frigo di mamma o di Gina la mogliettina) il ritmo diventera' talmente lento che un seme di Sarracenia potrebbe mantenersi in vita per una decina d'anni.

Per dimostrarvelo utilizzero' per la germinazione non tanto i miei semi dell'anno scorso bensi' dei semi che ho ricevuto da un tizio che li aveva conservati come si deve (disidratati e al freddo) per quasi 5 anni. Alla faccia di quelli che dicono che le sarracenie dopo due anni hanno germinazione zero, questi vedrete come hanno pompato alla grande...

Quindi, adesso, bando alle obiezioni, prendete i vostri semi, e metteteli in un contenitore assolutamente secco (tipo scatola di carta o di plastica) e metteteli per qualche giorno in una posizione a seccare. Tipo al sole dietro a una finestra, o sotto a una lampada, o sul comodino. Non sul termosifone o nel microonde, please, li vogliamo disidratati non lessati.
Io personalmente li lascio, cosi' come li vedete, sotto i neon della mia camera di crescita. A pochi cm dai neon, si disidratano di brutto. Li lascio la' diciamo un 2-3 giorni.
E poi, via in frigo!


 Conservazione

Capitoletto breve e senza foto... d'altronde che c'e' da dire?

Dopo la disidratazione dovete conservare i vostri semi in una zona fredda. Possibilmente non gelida a -80'C nel freezer.

Basta nel frigo. L'importante e' che in qualche modo i semi siano protetti dall'umidita' del frigo. Di solito metto i semi divisi per specie in bustine di carta cerata, chiuse bene, e poi metto tutte le bustine in una scatola di plastica. A volte, in un impeto di mania essiccatoria, metto insieme alle bustine di semi anche una bustina di "silica-gel" quel sacchettino che si trova spesso nei computer imballati che e' usato come agente essiccante. Con quello, ogni grammo di umidita' dovesse entrare nella scatolina di plastica, vuap, e' risucchiato via.

Mi raccomando di non sigillare i semi in qualche contenitore a presa stagna o roba del genere perche' come detto i semi sono microcreature vive. A vita rallentatissima ma ancora vita, quindi se li mettete in un contenitore ASSOLUTAMENTE stagno moriranno soffocati. Oppure, se volete usare un contenitore stagno, siate cosi' furbi da aerearlo una volta ogni tanto.

Ok, so che avete capito, quindi mettete i semi in frigo e dimenticatevene.

Semmai, ecco, bisognera' trovare degli utili consigli e 'menzognette' da raccontare a Gine le mogliettine, che sicuramente non vorranno tenere in frigo della roba proveniente da piante che vivono nelle paludi e che hanno le foglie piene di cadaveri di insetti in decomposizione. Sapete com'e', certe compagne e mogli tendono a non gradire molto termini come "palude", "cadavere" e "mio frigorifero", nella stessa frase.


 Preparazione per la semina

La fase di preparazione alla semina vi potra' sembrare stupida e troppo prolissa, ma e' forse una delle fasi piu' importanti nella coltivazione di piante di questo genere.

Premesso che le sarracenie sono piante abbastanza robuste (vedremo che germinano e crescono in molte condizioni diverse), se volete ottenere la massima germinazione, il massimo tasso di sopravvivenza delle plantule e la crescita piu' veloce e vigorosa possibile dovete applicare qualche attenzione in piu'.

La preparazione alla semina si affronta di solito da venti a quaranta giorni prima della semina stessa. Ci sono delle procedure da applicare ai semi (stratificazione) e altre invece da applicare al terreno in cui i semi saranno sistemati (filtraggio ed equilibrio batterico).

Prenderemo prima in considerazione la preparazione del terreno.

Innanzitutto: se volete seminare le sarracenie all'esterno, cioe' sfruttando il freddo stagionale e la luce solare, avrete degli ottimi risultati ma dovrete fare necessariamente tutte queste operazioni piu' o meno a fine Gennaio / inizio Febbraio.

Se, invece, volete sfruttare un impianto a luci artificiali, come una mini camera di crescita completamente isolata da qualsiasi sorgente di luce solare, potrete seminare in qualsiasi periodo dell'anno. Con le opportune condizioni artificiali otterrete gli stessi ottimi risultati che col metodo naturale, con qualche vantaggio in piu'.

 - Preparazione e colonizzazione del terreno.

Come detto, 20-40 giorni prima della semina dovrete preparare il terreno su cui seminare le sarracenie.

Le sarracenie possono germinare su tutta una serie di terreni. Non hanno particolari necessita' a parte acqua, luce e un terreno povero in minerali. Quindi potete seminarle in torba semplice, o mista ad agriperlite o quarzo. Potete seminarle su sfagno vivo o sfagno secco, o su terricci neutri. Potete addirittura seminarle in un contenitore con solo un velo d'acqua semplice.

Se pero' volete la massima resa e sopravvivenza, seguitemi e pappatevi tutta 'sta procedura di preparazione.

Prima di tutto prendete della torba acida di sfagno. Al solito, non c'e' bisogno di dirlo, assicuratevi che sia torba acida priva di aggiunte. Proveniente da sfagno e possibilmente molto acida. Assicuratevi che sia bella secca. Se non lo e' lasciatela al sole un giorno o due proteggendola dal vento.

Poi, filtratela. Cioe' fatela passare attraverso uno scolapasta, un "passino" o qualsiasi altra cosa che vi permetta di ottenere una 'sabbia' di torba uniforme, soffice e separata da pezzetti di legno, di blocchi duri di torba e tutto il resto, che butterete via. Idratate la 'sabbia' soffice che avete ottenuto e strizzatela un po'. Chiaramente Gino il 'passino' di Gina la mogliettina non e' indicato per lo scopo, specialmente se Gina e Gino hanno un rapporto quasi simbiontico come accade spesso per mogli e strumenti di cucina.

Comunque...

Filtrare la torba destinata alla semina delle sarracenie e' importante. Perche'?. Filtrare vi permettera' di ottenere una torba priva di ostacoli. Le radichette delle plantule di Sarracenia, in torba soffice e priva di ostacoli (a sinistra nella figura) penetreranno e radicheranno meglio.
Se invece (a destra nella figura) le radichette delle sarracenie trovano un ostacolo nel terreno, mentre germinano, non possono andare in profondita' e la loro unica radichetta si "incastra" nell'ostacolo. Successivamente, anche se la radichetta e' incastrata e non puo' andare a fondo, l'allungamento radicale continua, la plantula si solleva dal terreno, e in breve si secca e muore. Questo fenomeno di mancata penetrazione nel terreno e conseguente morte della plantula si verifica sempre e comunque a causa di ostacoli nel terreno e puo' essere responsabile da solo di un buon 30%-40% di perdite di plantule nelle prime 5 settimane dopo la germinazione, in terreni come torba non filtrata o troppo grossolana.

Quindi si filtra per fare in modo che le radichette penetrino nel terreno automaticamente, senza il pericolo di incontrare alcun ostacolo e rischiare di schiattare. Ok?

Se volete utilizzare un terreno composto da sola torba avrete dei buoni risultati.

Se volete aggiungere alla torba un po' di agriperlite per facilitare un minimo di drenaggio e magari una punta di vermicolite per fornire un minimo di contenuto minerale, va ancora meglio, ma la procedura e' un po' piu' complicata. Infatti dovrete preparare due set di terricci.
Il primo, composto di torba, vermicolite e agriperlite, sara' messo nella meta' inferiore del vaso. Il secondo terriccio, composto di soffice torba filtrata, sara' messo nella meta' superiore del vaso. In questo modo anche se le radichette trovassero degli ostacoli, questi sarebbero incontrati in profondita' e la pianta non rischierebbe di essere scalzata dal terriccio ed avvizzire.
Questo e' il metodo che uso io.
Una volta preparati i vasetti con il terriccio, metteteli subito nella condizione in cui staranno al momento della semina, cioe' in un sottovaso costantemente pieno d'acqua, in una zona ben esposta alla luce del sole (o sotto le luci artificiali), in buona temperatura. Dopo di che, tenete i vasi bene come se gia' ci fossero le piantine o i semi. E perche' mai???? vi chiederete... apparentemente prendersi cura di vasi vuoti e' stupido... Invece no. In questo periodo infatti si ha la prima esplosione di flore batteriche e fungine, che si formano quasi sempre quando la torba e' "nuova di zecca". Lasciando i vasi in condizioni ottimali mentre i vostri semi sono in frigo, le varie muffe e colonie batteriche esploderanno, cresceranno competendo tra loro e poi spariranno, un fenomeno comune di "colonizzazione e competizione". Alla fine si instaurano degli equilibri biologici, e normalmente la stragrande maggioranza di muffe e batteri scompaiono. Il tutto impiega un mesetto circa, appunto il tempo che vi e' richiesto per cio' che dovete fare con i semi, e che vedremo ora.
Quindi, quando arriveranno i semi, la torba sara' gia' stagionata, e sara' in condizione idonea ad accogliere le vostre piccoline.

 - Stratificazione dei semi.

Molti sanno che i semi di alcune piante hanno bisogno di freddo per germinare. E alcuni sanno che questo periodo di "freddo" che promuove la germinazione si chiama "stratificazione". Quello che non tutti sanno e' che la stratificazione per essere davvero tale ed efficace deve avvenire mantenendo il seme in uno stato di elevatissima umidita'.

Se vi ricordate, poco sopra ho detto che i semi di Sarracenia devono essere "rallentati" con freddo e secco. Ora, invece, quando decidete di volerli far germinare, dovete prima svegliarli parzialmente, aggiungendo acqua e permettendo loro di "demolire" le sostanze che ne bloccano la germinazione. Come abbiamo visto nella sezione dedicata alle generalita', alcune piante, come le sarracenie, inseriscono nei loro semi delle sostanze "inibitrici" che bloccano i semi. Queste sostanze sono inserite a scopo protettivo, perche' impediscono ai semi di germinare magari durante una bella giornata in pieno inverno solo per morire la settimana dopo per una gelata. Le sostanze chimiche inibitrici infatti sono eliminate solo con il tempo e con una elevata umidita' e bassa temperatura. Insomma, assicurano al seme che quando c'e' lo stimolo a germinare e' davvero primavera.

La stratificazione appunto e' un "inverno simulato".

Quindi, supponiamo di avere i vostri semi di Sarracenia, assolutamente secchi, tenuti in frigo. E supponiamo che vogliate seminarli. Dobbiamo prima stratificarli. Ci sono essenzialmente due modi di stratificare i semi: il metodo naturale e quello artificiale. Nel metodo naturale, che si puo' fare solo in Gennaio/Febbraio in zone a clima temperato, i semi sono seminati, secchi e senza tanti preamboli, direttamente sulla torba (possibilmente vecchia di almeno 1-2 mesi per i motivi esposti sopra). I vasi con la torba sono poi messi all'esterno e lasciati al regime climatico locale. Il clima con giornate fresche e umide e con notti gelide, compie una stratificazione. All'arrivo della primavera i semi germinano. Pro di questo metodo: molto meno lavoro da fare, e meno possibilita' di attacchi fungini ai semi. Contro: possibilita' che le intemperie rovinino i semi, che false primavere e colpi di coda dell'inverno li uccidano, per non parlare di parassiti e animali.

Il secondo metodo e' piu' elaborato ma piu' tranquillo: vediamo come faccio io.

Ritaglio dei quadrati con della garza sterile (priva di medicamenti o altra robaccia), e li metto in doppio strato. Poi metto i semi di Sarracenia sulla garza, come si vede in questa immagine.
Successivamente prendo la garza e stando attento che i semi non escano la ripiego come un fazzoletto e poi l'arrotolo.
Non usate cotone in cui i semi si incastrano. Potete anche usare della carta tipo pannocarta, ma e' piu' soggetta a infezioni fungine.
Ad ogni modo, sistemo i semi in fazzoletti di garza arrotolata.

Infine, prendo delle fialette di plastica e ci infilo la garza arrotolata dentro.
Faccio attenzione a non impaccare la garza troppo, per non soffocare i semi (esatto, soffocare, perche' i semi respirano quando li bagnate, appunto perche' aumentano il loro ritmo vitale).
Ultima cosa, metto un bel po' d'acqua dentro le fialette, lascio qualche secondo che la garza s'imbeva per bene, poi rovescio un attimo la fiala per far uscire l'acqua in eccesso.
Il risultato e' quello che vedete, e lo ficco in frigo.


 - Stratificazione standard.

Una volta sistemati i semi nelle garze, bagnati e sistemati in frigo aspetto qualche settimana. Di solito 4-6 settimane bastano. Di tanto in tanto, una volta alla settimana, controllo che le garze siano belle umide (altrimenti aggiungo altra acqua), e controllo che i semi non siano gia' pronti per germinare.
Gia', perche' in alcuni casi i semi si schiudono, pronti per la germinazione, dopo un paio di settimane. Guardandoli da vicino, i semi pronti a germinare sono "scollati" cioe' hanno un lato che e' aperto e si vede una puntina bianca all'interno (l'embrione). Quando un seme e' cosi' potete seminarlo subito tranquillamente.

Di tanto in tanto, controllate che i le garze non stiano facendo la muffa... se la fanno cambiate subito la garza. E' utile sia per la salute dei semi sia per la vostra salute. Ricordate che se e' vero che Gina la mogliettina (che non accetta "muffa" e "mio frigorifero" nella stessa frase) puo' essere convinta con le buone ad accogliere le vostre garze in frigo, state certi che le terra' d'occhio come e piu' di voi... e se poi vede muffa nel frigorifero... bhe...

Ocio, quando li mettete in frigo, a non mettere le garze in un vaso sigillato o in tubetti sigillati, perche' non passerebbe aria e i semi morirebbero asfissiati. Ricordate che in questo momento i semi sono come dei piccoli animali, non fotosintetizzano ancora, quindi respirano ossigeno come noi.

Ad ogni modo, tenendo i semi in condizione umida e fresca (2-5'C) per 20-40 giorni si ha la stratificazione standard, che per la Sarracenia va benissimo.

Al termine di questo periodo, che i semi siano scollati o no, seminateli in condizione di elevato fotoperiodo (almeno 14 ore di luce), in condizioni di buona temperatura (almeno 15-18'C) e di abbondante presenza d'acqua.

 - Stratificazione 'freezer cut'.

Un sistema alternativo alla stratificazione standard l'ho provato quest'anno su consiglio di un paio di coltivatori statunitensi. Si tratta di sottoporre i semi ad uno shock per congelamento dopo essersi idratati qualche giorno. Il principio dovrebbe essere che l'acqua entra nel tegumento del seme (ma ancora non idrata l'embrione) e congelandosi, spacca il tegumento stesso e promuove la germinazione del seme.

Vi diro' che scetticamente l'ho provata con alcune delle mie sarracenie e i risultati sono stati stupefacenti. Germinazioni tra il 50 e il 70%. Niente male.

Il metodo del Freezer cut e' molto semplice. Prendete, come sopra, i semi, raccoglieteli in una garza, poi infilateli in un tubino (o altro contenitore) e poi sommergeteli d'acqua. Non preoccupatevi se l'acqua sembra annegare completamente i semi. Ricopriteli e basta. Poi ficcate la fiala in freezer e lasciatela la' da 24 a 72 ore, a piacere. Io ho provato a vari tempi e mi sembra che sopra le 24 ore i risultati siano tutti piu' o meno uguali.

Passate le ore in questione, estraete la fiala completamente congelata dal freezer e lasciatela 1-2 giorni a temperatura ambiente (15-20'C), dentro la vostra casa. Penombra o buio non importa. Dopo questo periodo seminate.

 - Attivazione a gibberelline.

Esiste un altro metodo per "attivare" i semi di Sarracenia.

E' un modo per "barare" e per ingannare il seme, ma funziona. Si basa sull'uso di un particolare ormone vegetale, normalmente prodotto all'interno dei semi durante la germinazione, chiamato Acido Gibberellico. Ci sono vari tipi di Acido Gibberellico, ognuno contraddistinto da un numero (GA3, GA7...). Questi composti chimici sono noti come Gibberelline e sono spesso usate perche' attivano l'embrione promuovendone la germinazione. La gibberellina piu' usata e' il "GA3" o la miscela "GA3+GA7". Questi ormoni vegetali hanno risolto un numero consistente di casi in cui si avevano piante difficili da far germinare.

Con le sarracenie non e' cosi' difficile, ma se volete provare con le gibberelline, inserite i semi, al solito, in una garza ben ripiegata e poi bagnate la garza con dell'acqua in cui sono state dissolte delle gibberelline alla concentrazione richiesta. La germinazione dovrebbe avvenire in tempi molto rapidi.

Evito volutamente di divulgare dati su fornitori di GA3 e concentrazioni d'uso delle gibberelline per due motivi principalmente:

1 : non e' buona prassi maneggiare composti di questo genere se non si sa esattamente cosa si sta facendo. Se invece sapete esattamente cosa state facendo allora non avete certo bisogno io che vi dica io dove trovare del GA3 e a che concentrazione usarlo ;-)

2 : ci sono articoli scientifici che tenderebbero ad avvalorare una nuova prospettiva secondo la quale se e' indubbio che l'uso di GA3 promuove la germinazione di semi "difficili", e' anche vero che piu' avanti nello sviluppo le piante ad un certo punto soffrono di un disequilibrio di fattori dell'allungamento del fusto. Un articolo applicato al Cercis siliquastrum ha dimostrato come semi trattati con GA3 siano si' piu' veloci e numerosi nella germinazione, ma anche come le piante risultanti siano meno forti e tendano ad avvizzire piu' facilmente di quelle nate senza intervento esterno.

In altre parole: il metodo naturale sarebbe piu'... naturale.


 Semina e Germinazione

Non c'e' molto da dire.

Spargete i semi sulla superficie dei vostri vasetti. Equidistanziateli in maniera che non ce ne siano molti tutti concentrati in un piccolo spazio. Non affossate i semi, lasciateli esposti.

Alcuni, negli USA, usano spargere con un "passino" della polvere finissima di torba sopra i semi per formare una specie di 'manto' di torba secca di un millimetro, giusto per coprire appena appena i semi. Il significato di questo mantello dovrebbe essere quello di una protezione in piu' contro funghi e batteri ma personalmente ho avuto migliori risultati senza.

Una volta seminati i semi, lasciateli stare. Non tocchicciateli e aspettate. Se i semi si sono gia' "scollati" per effetto della stratificazione, e sono in pratica gia' aperti la germinazione avverra' in meno di 10 giorni, altrimenti potrebbero volercene da 20 a 30 (in media).

Ricordatevi: acqua, temperatura superiore ai 15-18'C e almeno 14 ore di luce solare o fluorescente (vicina) al giorno. In questo periodo, e per qualche settimana dopo la germinazione, controllate esplosioni fungine. In questa fase infatti alcuni semi possono essere epicentro di infezioni fungine. In questo caso rimuovete subito i semi o gli embrioni infetti e buttateli. Qualche perdita a questo stadio e' necessaria e inevitabile.

La germinazione media per i semi di Sarracenia che ho provato tra quelli trovati da vari coltivatori e tra quelli trovati in natura varia tra 40-60%. Il che significa da 4 a 6 plantule nate ogni decina di semi. In casi eccezionali ho osservato una germinazione pari al 95% (stranamente, in semi vecchi di 5 anni). Altri casi eccezionali sono le germinazioni molto basse, nell'ordine del 5-10%. Solo un paio di volte ho avuto set di semi con germinazione nulla, probabilmente perche' esposti a condizioni estreme durante il tragitto via posta per arrivarmi.

In ogni caso, per semi disidratati, conservati, stratificati e seminati nelle maniere che adotto di solito (e che descrivo qui) la germinazione e' circa dell'80-85%.

Ecco uno dei piccoli vasi in cui faccio germinare le mie piccole predatrici.

Come vedete, per risparmiare ricavo i vasetti da bicchieri di plastica trasparente di quelli che comunemente si trovano in supermercato ad uso picnic o festicciola.
Con un oggetto appuntito pratico un foro sul fondo di ciasun bicchiere e poi lo riempio di torba precedentemente filtrata. Per ottimizzare lo spazio semino 30-40 semi di una varieta' di Sarracenia in una meta' bicchiere e una quantita' simile di semi di una varieta' diversa nell'altra meta'. I due cartellini dividono le due meta'. Qui la linea di divisione supponete sia verticale.

Ecco un dettaglio del bicchiere in questione.
Come vedete ci sono semi in vari stadi di germinazione. Alcune plantule sono gia' completamente fuoriuscite dal seme e mostrano addirittura la parte radicale ben formata penetrare nel substrato.
Alcuni semi non sono ancora germinati ed hanno ancora la parte esterna del tegumento ben chiusa. Questi impiegheranno molto piu' tempo a germinare o non germineranno affatto. Questo vaso in particolare mi ha dato una germinazione quasi completa.
Se notate il seme piu' a destra, azzurrino, e' punto di partenza di infezione fungina. L'ho rimosso dopo la foto.
Per seguire meglio la maniera in cui la germinazione viene effettuata ho fatto uno schemetto prendendo dei pezzi di foto di semi in vari stadi di germinazione.

Nella parte superiore dello schema ci sono 3 semi ancora non attivati. Si puo' notare cio' dal fatto che i semi sono ancora completamente chiusi.
Subito sotto ci sono invece tre semi con il tegumento esterno aperto, segno che si stanno attivando e che la germinazione potrebbe avere luogo da un momento all'altro. Idealmente, questa e' la situazione migliore in cui si dovrebbero trovare i semi di Sarracenia al termine della stratificazione umida.
Piu' sotto i vari stadi di germinazione.
Cliccate la foto per ingrandirla, al solito.
Com'e' scritto nella foto, fate particolare attenzione a non rimuovere embrioni con le radichette "pelosette". Le radichette inizialmente sono pelosette perche' hanno decine di peli unicellulari per assorbire acqua e nutrienti. Non scambiateli per muffe!!!! Se siete indecisi lasciate la' un paio di giorni. Se la pianta muore era una muffa, se i peli scompaiono e la pianta e' in salute, erano appunto i peli radicali.

Cose a cui fare particolarmente attenzione durante la germinazione: sbalzi di condizioni. Non variate la temperatura, o l'illuminazione (per esempio non portate le piante al sole o all'ombra, lasciatele dove sono). E assolutamente non fate mai mancare l'acqua. Per il resto si arrangeranno. Se notate dei funghi o delle muffe, o se una pianta avvizzisce, con l'aiuto di una pinzetta rimuovete il tutto e assicuratevi che l'infezione non si estenda.

E' un lavoro meticoloso, da certosini, specialmente pensando che le piantine sono grandi al massimo pochi millimetri, ma con gli anni sara' una soddisfazione senza fine.


 Esempi e Osservazioni

Altra parte di questo lungo e palloso papirone sulla germinazione delle sarracenie riguarda un po' di foto e di osservazioni che ho compiuto negli ultimi anni e che potrebbero risultare utili.

Molte volte quando seminate sarracenie non ottenete i risultati sperati. Ecco cio' che a volte puo' succedere... e il perche'.


Germinazione zero: semi avariati
Quando, come in questo caso, avete una germinazione che e' assolutamente zero, potete tranquillamente parlare di semi avariati. Difficilmente infatti non si ottiene almeno una pianta da una cinquantina di semi.
I casi piu' normali in cui i semi si avariano e' un eccessivo colpo di caldo, uno sbalzo termico di qualche tipo, eta' eccessiva o errate condizioni di conservazione (es. alta umidita' e/o temperatura superiore a 5-6'C). Qui nella foto i semi della parte di sinistra, con ottima germinazione, provenivano da un coltivatore, quelli di destra da un altro.
Tutti i semi del coltivatore di sinistra (50 varieta' diverse) hanno avuto germinazione ottima, tutti quelli di quello di destra (oltre 40 varieta') germinazione nulla. Segno che i semi erano vecchi, mal conservati o che durante il trasporto hanno subito qualche orrenda tortura che li ha uccisi tutti.

Immaginate l'incazzatura di aver stratificato, coccolato, seminato 40 varieta' di semi (piantato 1000-1500 semi uno ad uno) in venti vasetti ripieni di torba filtrata due volte e seccata con amore... tutto per scoprire che e' stata fatica buttata via! In altre parole... imparare come trattare i semi di Sarracenia potrebbe evitare ad altri dei fastidi quali esaurimenti nervosi e ricoveri in ospizi per botanoidi cerebrolesi.

Germinazione stentata: corretta stratificazione?
Nella foto qui a sinistra ci sono tre vasetti, ciascuno con una settantina di semi dello stesso identico tipo, raccolti e conservati da me l'anno scorso.
Le tre popolazioni di semi sono state stratificate in maniera differente. Quella a sinistra e' stata stratificata a secco (cioe' senza umidita'), quella al centro e' stata stratificata a umido ma per pochi giorni, quella a destra e' stata stratificata ad umido e per 35 giorni.
Inutile dire che la differenza c'e' e non e' poca.
Nel campione di sinistra ho avuto una germinazione circa del 20%. Nel campione di centro del 50-60%. Nel campione di destra quasi il 100%. Insomma, ottenere 14 piante non e' come ottenerne 70, no? Quindi imparate a stratificare come si deve.


Aspetto diverso: varieta' diversa
A volte la differenza (anche vistosa) tra due popolazioni di plantule nate da seme non e' dovuta a qualcosa di inerente la modalita' di stratificazione, conservazione o semina.
Molto piu' semplicemente, le piante sono geneticamente diverse, come nella foto qui a lato.
Quelle nel vasetto di sinistra sono piantine di Sarracenia leucophylla, una popolazione molto pura (infatti le piante sono tutte quasi identiche tra loro), mentre quelle a destra sono plantule miste di vari ibridi di flava, leucophylla e rubra.
Per il resto tutte le altre caratteristiche dei due gruppi di semi erano identiche, stesso coltivatore, stessa raccolta, stessa data di impollinazione e raccolta, stesso metodo di conservazione.


 Esempi di Coltivazione

Ed infine ecco alcune foto per farvi vedere le maniere in cui sono riuscito a ottenere buoni risultati con i semi di Sarracenia.

Come detto, non esiste IL metodo per coltivare le sarracenie... ci sono le interpretazioni di ciascun coltivatore. Le necessita' delle plantule sono note: molta luce, temperatura sui 20-24'C, terreno neutro o acido, senza nutrienti. Tutto il resto e' lasciato alla fantasia del coltivatore.

Ecco le maniere in cui sono riuscito a ottenere buoni risultati.

Camera di Crescita
Come spiegato in questa paginazza, in questo caso ho preso dei bicchieri trasparenti, fatto un foro sul fondo, e li ho riempiti di torba (o torba + agriperlite, o torba + agriperlite + vermicolite).
Poi ho posto i vasetti in uno dei piani della mia minicamera di crescita, sotto dei rack di neon pentafosforo a luce solare (niente grolux), accesi 16 ore al giorno. Il tutto a una temperatura di almeno 20'C e con acqua sempre presente nei sottovasi. I risultati, a prescindere dal mese di semina, li potete vedere.
Questi semi, in particolare, sono stati stratificati 40 giorni, a umido, e seminati in Ottobre, il mese in assoluto meno indicato per la semina (in condizioni naturali). Qui in condizioni artificiali invece la resa e' stata eccellente.

Il vantaggio di usare una camera di crescita e' chiaramente il poter creare le condizioni ambientale che si desiderano, potendo ingannare i semi facendo loro credere che sia ora di germinare anche se e' Ottobre o Novembre. Inoltre, in queste condizioni le piante possono crescere per 24-36 mesi in una sorta di primavera permanente. Per me e' una comodita' irrinunciabile, specialmente per le piante in vitro. I contro sono una elevata spesa di costruzione e mantenimento, oltre all'ingombro... per non parlare dei giorni di lavoro necessari a costruire la struttura, i ripiani, le cerniere, i supporti, assemblare i gruppi dei neon, i timer, i termostati... Certo potete comperarne una gia' fatta (al costo di qualche milione).

I vasetti di cui sopra possono avere un ottima resa anche se tenuti all'esterno, sempre e comunque premesso che se si usa la luce del sole sara' necessario seminare sempre e comunque in Febbraio e lasciare che la stratificazione avvenga naturalmente (come gia' detto).


Sfagnera viva
Un secondo metodo che ho provato con buon successo e' quello di seminare i semi di Sarracenia in una sfagnera viva, cioe' in mezzo a fibre di sfagno vegetante. Sebbene la germinazione sia stata ottima e ci sia stato il gran vantaggio di non avere nessun tipo di contaminazione da funghi o muffe, il contro e' stata l'eccessiva crescita dello sfagno, che in poche settimane seppellisce le plantule di Sarracenia, piu' lente, che alla fine diventano gialline (per assenza di luce) e muoiono.
In altre parole: bello ma da evitare.
Un motivo molto valido per usare la sfagnera viva e' il trapianto. Infatti, uno dei momenti in cui si rischia di ammazzare le plantule di Sarracenia e' durante il trapianto, e cioe' quando, dopo alcuni mesi dalla germinazione, diventa imperativo separare le plantule in spazi piu' ampi e rinvasarle. Le plantule cresciute in mezzo a sfagno vegetante non formano radici molto profonde (perche' lo sfagno funge da radice) e in piu' sono solo appoggiate allo sfagno. Risultato, mentre "tirare su" una pianta dalla torba e' un procedimento delicatissimo e porta a ingenti perdite (per recisione o danneggiamento della radichetta), nel caso dello sfagno vivo il tutto e' un procedimento semplicissimo e sicurissimo.
Questo e' infatti l'unico motivo per cui spesso uso sfagno vivo: appena le piante hanno uno o due mesi le posso trasferire molto velocemente.


Sfagnera morta
Un altro metodo che ho provato con ottimo successo consiste nel seminare i semi di Sarracenia in una sfagnera morta, o comunque in sfagno secco misto a torba.
In questo caso ho seminato come avverrebbe in natura. Ho lasciato aprirsi un frutto di Sarracenia, ho lasciato che i semi si disperdessero da soli, poi li ho sistemati fuori (tutto l'inverno) e ho lasciato che la stratificazione avvenisse naturalmente e che i semi germinassero da soli la scorsa primavera. Ecco il risultato.
Non male, eh? Anzi, troppe piante e troppo appressate!
Tornando al discorso del trapianto, queste plantule, nella sfagnera morta, sono state un vero incubo da separare e rinvasare. Un vero incubo in quanto le radici si erano incastrate e arrotolate intorno alle fibre semisecche di sfagno morto, resistenti.

Infine, tanto per farvi vedere che razza di bestie mostruose siano le sarracenie sin da piccole...

Acqua
Esatto. Colmo dei colmi ho seminato un po' di semi in una capsula petri ripiena solo di un velo di acqua distillata. Non c'e' altro che qualche fibra di sfagno vivo (per promuovere un effetto antifungino).
Ecco il risultato: le piante non solo germinano, non solo crescono, ma crescono anche tante e belle!
In questa capsula petri di diametro 10 centimetri ce ne saranno parecchie decine!
E prenderle per il rivaso e' semplicissimo.



 Primo rinvaso

Se siete abbastanza fortunati, succede spesso che quando si seminano decine di sarracenie in pochi centimetri quadrati queste possano anche germinarvi tutte! Se poi avete ancora piu' fortuna e bravura, sopravviveranno tutte per le prime 4-10 settimane arrivando ad essere belle grandi, con i loro primissimi microascidi. E magari vi stupirete di accorgervi che se le condizioni sono davvero ideali non solo sopravvivono, ma diventano robuste, vigorose, crescendo a vista d'occhio.

E l'assurdo e' che dopo i primi giorni di gioia, mentre le vostre piccoline cresceranno e cresceranno, nella vostra mente si formera' lentamente un pensiero molto preciso ed assillante: bella sfiga!

Dopo tanti anni passati a seminare sarracenie vi posso infatti dire che la condizione ideale e' quella di un vaso con una decina di semi da cui nascono 3 piante e sopravvive la piu' robusta. Perche'? Perche' cosi' la potete lasciare nel vasetto finche' ha le foglie alte 20 centimetri.
Se appena appena ve ne restano 3-4 la situazione e' difficile, con le piante che si soffocano a vicenda. Immaginate ora se iniziate a essere bravetti e vi trovate dei vasetti come le foto che avete visto, con 80 piantine in pochi centimetri quadrati. Lasciarle insieme significa farle morire tutte. Separarle significa spendere un pomeriggio per vasetto, farle soffrire tutte, ucciderne la meta', sudare come dei facoceri e dire cose poco piacevoli alla divinita' di turno.

Ad ogni modo, in fondo anche questo e' parte della soddisfazione, quindi per questo parliamo anche del primo rinvaso, ben sapendo quanti porchi tirerete quando sara' il momento ;-)

Dunque, come detto una piantina di Sarracenia alla sua prima giovinezza e' a malapena rappresentata da 4-5 microascidi alti circa un centimetro, dalle due foglie embrionali (cotiledoni) che dopo il primo mese appassiscono, e dalla prima minuscola e delicatissima radichetta. Ora, gia' le sarracenie sono piante delicatissime di radici quando sono adulte, immaginatevi quando sono appena nate. A questo stadio le piante possono essere rinvasate, ma ogni piccolissima lesione alla radichetta significa morte certa, quindi preparatevi a perderne una enorme quantita'.

Cerchiamo quindi di salvarne il piu' possibile, nella miglior condizione di forma e salute. Vediamo come...

Seconda Radice: ad un certo punto del loro sviluppo, queste furbastre buttano fuori, di punto in bianco, una seconda radice. Spunta dalla base delle foglie (dove si formera' il rizoma), e si presenta inizialmente come una specie di "dente" bianco, verde o rosso. Questa nuova radice si allunghera' velocemente e andra' a diventare quella principale, nelle settimane successive. A questo punto preparatevi spiritualmente. Tutte le plantule nate dallo stesso gruppi di semi all'inizio sono molto ben sincronizzate, quindi quando una inizia a formare il "dente" della seconda radice, e' facile che ce ne siano anche altre nella stessa condizione. Aspettate che la maggior parte delle delle plantule abbia la nuova radice che tocca il substrato. Quando cio' avviene, agite.

Svaso: Certo esistono vari modi per riuscire ad estrarre una plantula completa di radice da un vasetto. Molti di questi modi prevedono pinzette, apertura del substrato con palette, o estrattori. Alcuni piu' barbari di altri semplicemente "tirano" lentamente finche' le piantine vengono su. Inutile dire che tutti questi metodi sono cose da geno-pianticidio e nulla hanno a che vedere con l'amorevole cura che dovrebbe albergare nel cuore gentile di un sarraceniofilo. Anche perche' nel caso riusciste davvero a estrarre una plantula con tutta la radice semplicemente "tirando", vi sarebbero danni microscopici non visibili ad occhio nudo che pregiudicherebbero la ripresa della pianta. Come fare quindi?
Semplicissimo. Prendete il vasetto con tutte le piantine e un secchio di acqua purissima. Svasate l'intero pane di terra con tutte le piantine, rovesciandolo stando attenti a non spiegazzare i microascidi. Dopo di che, lentamente, immergete il pane di terriccio nel secchio d'acqua e spastatelo con le dita finche non avrete le piantine che vi rimangono in mano senza bisogno di alcun tipo di "tiramento". A questo punto NON pulite le radici, non togliete frammenti di torba o granelli di perlite o quarzo. Le radici devono essere zozze e fangose, non devono essere dei gioielli bianchi e pulitissimi. Pulitele e toccatele il meno possibile. Fate conto che ci corra l'altissima tensione. Non guardatele nemmeno. Semplicemente, prendete le piantine delicatamente per la base degli ascidi (tenendo tutti gli ascidi tra pollice e indice) e con la radice penzoloni e passate al rinvaso.
Capite adesso il motivo per cui, sopra, ho parlato del vantaggio di far nascere le plantule di sarracenia in sfagno vivo o addirittura in acqua pura: in questo modo le plantule sono gia' separate e le radici non possono penetrare in alcun substrato, ma restano belle libere, permettendone una estrazione immediata.

Rinvaso: Cosi' come l'acqua ci ha aiutato nello svaso, vediamo di farci aiutare anche nel rinvaso. Preparate un grosso secchio pieno di torba e dei vostri componenti segreti preferiti (perlite, quarzo, punta di vermiculite, pigne, fiori d'ortica, zampe di salamandra...) e mettete acqua. Molta acqua. Moltissima, deve venirvi fuori una specie di mota, una fanghiglia molto poco piacevole, della consistenza del budino. Ah, nota, fatelo quando Gina e' molto lontana. Comunque, prendete poi le plantule e semplicemente appoggiatele nella mota. Il fango di torba sara' talmente "mollo" che le radici penetreranno senza bisogno di far buchi, di spingere, di assestare ne' niente. Una volta infilata la plantula fino alla base degli ascidi, con le mani prendete la zona di mota intorno alla plantula, sgocciolatela strizzandola leggermente e infilate l'insieme di fango sgocciolato e plantula in un vasetto. Finito. E' davvero piu' semplice a farsi che a dirsi. Ci sono anche altri sistemi, aiutandosi con una calza, una retina o altro, ma in ogni caso il succo del discorso e' che sia nello svaso che nel rinvaso non bisogna tirare ne' causare alcun attrito tra radice e substrato. Le radici sono troppo delicate a questo stadio.

Disidratazione:Un errore da evitare: non svasate le plantule lasciandole sul tavolo mentre preparate la torba per il rinvaso, o roba del genere (tipo "vabbe', vado a pranzo, faccio dopo") perche' per quanto sembri incredibile, una plantula di Sarracenia, svasata, e lasciata senza terriccio umido ha si e no qualche minuto di vita. Quindi fate l'operazione svaso+rinvaso quando avete gia' il materiale fangoso pronto, in modo che la pianta non stia fuori dal terriccio per piu' di qualche secondo.

Altri rinvasi: Sebbene qui abbia preso in considerazione il primo rinvaso durante la fase in cui le plantule di Sarracenia formano la loro seconda radice, e' possibile eseguire questo tipo di svaso e rinvaso in qualsiasi altro periodo, solo, stando bene attenti di farlo quando si nota la crescita di una nuova radichetta. Sincronizzando il rinvaso con la comparsa di una nuova radichetta ci si assicura che anche se si dovessero fare degli errori e si danneggiasse una radice, quella nuova rimpiazzerebbe quelle rovinate.


 Ultimi passi

Ok, avete fatto il 99% del vostro viaggio da seme a seme. Siete partiti da piante adulte, le avete fatte fiorire, avete ottenuto i semi, stratificati, coccolati, seminati, ed avete le plantule.
Ora l'ultimo passo consiste nel cercar di passare dallo stadio "piantina" allo stadio "pianta adulta" nel piu' breve tempo possibile.

Come detto, ci possono volere milioni di anni per ottenere una bella pianta in grado di fiorire, partendo da seme. Ci sono, pero', una serie di trucchetti che permettono di ottenere delle piante adulte in un tempo piu' umano.

Vediamoli in rapidita'.

Sole e acqua in abbondanza: piu' che di un trucchetto, si tratta di corretta coltivazione. Le piantine di sarracenia, se tenute, d'estate, in condizioni di elevatissima luminosita' (sole pieno per almeno 10 ore al giorno) e di terreno da fradicio ad allagato, crescono piu' in fretta e piu' robuste.

Livello idrico esagerato: nonostante sia sufficiente tenere l'acqua a livello del fondo del vaso per permettere a queste piante di crescere bene, personalmente ho osservato una resa migliore in condizioni di terreno completamente allagato. Se volete provarci anche voi, organizzatevi in modo da usare contenitori o sottovasi a bordi alti, in modo che il livello dell'acqua arrivi almeno a meta' vaso se non addirittura (come per alcuni miei vasi) alla cima del vaso, sommergendo anche il rizoma.

Inverno in camera di crescita: finche' le piantine non sono adulte, non e' necessario che stiano all'esterno durante l'inverno. Anzi, le plantule finche' sono giovani sembrano gradire particolarmente delle condizioni di primavera perenne, quindi, se e' possibile, quando sono gli ultimi giorni di Settembre prendete le vostre piantine, portatele in casa e tenetele in camere di crescita con piu' tubi al neon. Ponetele a pochi centimetri dai neon in maniera che siano letteralmente inondate di luce e tenete un fotoperiodo di almeno 14 ore di luce al giorno. Sottovaso sempre pieno d'acqua. Temperatura attorno ai 20'C. Riportatele fuori all'esterno in Aprile. In questo modo il tempo per raggiungere lo stadio adulto si puo' anche e addirittura dimezzare.

Omogeneizzati: molti coltivatori esperti di sarracenie hanno notato che in ogni gruppo di plantule nate da seme alcune crescono molto piu' veloci e possono maturare anche al doppio di velocita' rispetto alle altre. In alcuni casi si puo' parlare di differenza genetica (gli individui piu' robusti crescono piu' velocemente) ma spesso la maggior crescita e' dovuta alla cattura dei primi, minuscoli invertebrati. Per accelerare la crescita delle plantule si puo' ricorrere alla somministrazione di omogeneizzati per sarracenie. Basta preparare un pastone composto da acqua e mangime secco per pesci (controllare di sceglierne uno privo di grassi e ricchissimo in proteine). Ridurre il pastone in poltiglia finissima e poi caricare questo liquame in una siringa con la punta particolarmente fina. Inserire poi la siringa dentro gli ascidi delle plantule e rilasciare una singola goccia in fondo agli ascidi piu' grandi. Fare questa operazione una volta sola, per non rischiare che l'eccesso di cibo faccia marcire la foglia col rischio che la pianta muoia. Alcuni hanno provato anche con latte scremato (privo di grassi) ma io personalmente non ho alcuna esperienza in questo senso. Qualsiasi cosa vogliate provare, siate solo assolutamente sicuri di queste due cose: (1) usate materiali esclusivamente proteici. I grassi sono veleno. (2) usate assoluta moderazione. Una goccia per ascidio e' sufficiente per tutta la vita dell'ascidio!

Fertilizzazione: altra tecnica testata da altri (ma di cui non ho alcuna esperienza), pare che somministrare un leggero fertilizzante da orchidee, diluito di 4-6 volte, vaporizzato sugli ascidi, possa aumentare la velocita' di crescita delle plantule di sarracenia, diminuendo il tempo richiesto per raggiungere la taglia adulta. In particolare alcuni nominano spesso il Superthrive, un prodotto statunitense composto da una miscela di vari ormoni vegetali, e fitostimolanti.

Minimo disturbo: due cose disturbano mostruosamente le sarracenie: il rinvaso e il taglio di foglie ancora verdi. Queste due operazioni, spesso compiute in buona fede, possono rallentare se non addirittura bloccare lo sviluppo di queste piante per un certo periodo. Per non incorrere in questo tipo di errore con le plantule, lasciatele crescere senza rinvasarle (a meno che non sia realmente necessario) e tagliate solo le foglie che sono assolutamente secche.

Penso che la cosa migliore sia associare tutti questi metodi. In questo modo si puo' arrivare ad ottenere una pianta adulta e in fiore entro anche il terzo anno dalla nascita, il che, anche se sembra un tempo eterno, e' in realta' un tempo veramente brevissimo per queste viziatelle.

Quando poi finalmente, dopo tre, quattro o anche dieci anni, avrete la vostra piccola con un minuscolo primo fiore, potrete guardarvi indietro, ripensare al tempo, alla fatica, ai sacrifici, e sentire che si e' chiuso un cerchio e che ci siete riusciti. In fondo al cuore, proverete quel singolo, breve attimo di infinita gioia che e' l'unica cosa veramente preziosa e genuina nella vita di un coltivatore di sarracenie.



 Riassunto

Lo so... tanta roba... gran casino in testa: risultato, non sapete che fare. Alcune persone dicono che troppe informazioni siano peggio di nessuna informazione. Io in questo caso non sono dello stesso avviso. Ho cercato d'essere volutamente prolisso perche' penso che quando uno ha fame di conoscenza voglia piu' informazioni possibili e per questo vorace predatore di informazioni anche una pagina come questa sara' poco. Senza contare che poi io sono un tipo che straparla di natura...

Ad ogni modo, se avete un gran casino in testa, riassumiamo tutto in poche righe.

Prerequisiti fondamentali: dovete avere delle sarracenie adulte, della torba acida di sfagno assolutamente pura, magari un po' di agriperlite o quarzo, e al limite una punta di vermicolite. Dovete avere dei vasetti piccoli o dei bicchieri da picnic su cui avete prodotto dei fori. Dovete poter disporre di una zona all'esterno esposta al sole diretto almeno una dozzina d'ore al giorno in estate. Dovete poter disporre di acqua buona in quantita'. Attrezzatura: un paio di pinzette. Dovete avere tempo e pazienza.

Stimolo della fioritura: Per ottenere dei fiori di Sarracenia dovete avere delle piante adulte e dovete averle lasciate all'esterno durante i mesi invernali, in modo da farle riposare almeno 2-3 mesi. All'arrivo della primavera, tra marzo e aprile, i boccioli non tarderanno a farsi vedere.

Fioritura e impollinazione: Facilissimo. I boccioli cresceranno fino ad arrivare a 20-40-60 centimetri di altezza, anche piu'. Poi sbocceranno in fiori piuttosto strani e curiosi. Con un cotton-fioc o uno stuzzicadente con la punta bagnata in olio d'oliva, raccogliete il polline all'interno dell'ombrello della pianta che volete utilizzare come padre e 'pennellate' sui 5 stigmi a dente ai margini dell'ombrello (internamente) della pianta che volete usare come madre. Fatelo all'inizio della fioritura, appena i fiori si sono aperti e sono belli giovani. Massimi risultati si ottengono impollinando il fiore madre dopo 2-3 giorni dall'inizio della fioritura.

Registrazione e Maturazione: al termine dell'impollinazione segnate con un pennarello il vostro incrocio sugli steli dei fiori, o sul calice, oppure legate un cartellino, per non dimenticarvi la patente genetica dei semi. Poi lasciate il tutto la', in condizioni normali di crescita (sole/caldo/acqua) fino a ottobre/novembre.

Raccolta e Conservazione: raccogliere i semi e' facile: appena vedete che l'ovario inizia ad aprirsi, recidetelo, appoggiatelo su un foglio di carta, apritelo con calma e raccogliete i semi. Lasciateli al sole un giorno o due (o sotto una lampada dalla mattina alla sera) e poi metteteli in una bustina sigillata, in frigo.

Preparazione per la semina: qualche settimana prima di procedere alla semina, preparate i vasetti. Riempiteli con torba filtrata, oppure riempite i fondi con torba filtrata mista ad agriperlite e ad un pugno di vermicolite ridotta a piccole scaglie, e la parte superiore riempitela di torba filtrata semplice. Mettete i vasi (senza semi) nella loro posizione di coltura, col sottovaso pieno d'acqua, e lasciate che muffe e batteri colonizzino tutto e poi spariscano. Ci metteranno qualche settimana.

Semina naturale: effettuabile solo a Gennaio/Febbraio nei luoghi dove e' possibile lasciare i vasetti all'esterno. Prendete i vasetti gia' 'invecchiati' (come detto sopra) e seminate. Lasciate il tutto all'esterno in un luogo esposto a Sudest, Est o Sudovest. Devono prendere freddo di notte e sole di giorno. Chiaramente riparateli dalla pioggia con una tettoietta e assicuratevi che i vasi non esauriscano mai l'acqua. A primavera schiuderanno senza troppi problemi.

Semina artificiale: prendete i semi, metteteli in una garza umida, e poi in frigo. Lasciateli la' 20-40 giorni, di tanto in tanto controllando che i semi non siano gia' aperti (se lo sono, seminateli subito), che non ci sia muffa (se c'e', cambiate la garza) e che la garza sia sempre umida (o inumiditela). Dopo la stratificazione, seminateli sotto lampade artificiali (neon a 15/20 centimetri dai semi), con fotoperiodo di 14 o 16 ore, e temperatura tra 18-24 gradi. In 2-4 settimane germineranno.

Crescita naturale: tenetele fuori, al sole, e trattatele come le adulte, compreso il periodo di riposo invernale. La mortalita' e' alta, specialmente d'inverno, pero' e' un metodo semplice.

Crescita artificiale: tenetele sempre sotto i neon finche' non hanno 2-3 anni e non sembrano piu' o meno adulte. Fotoperiodo costante di 14-16 ore, temperatura mai sopra i 28 e mai sotto i 18. Tenete il tutto lontano dalla luce del sole o dalle finestre o le piante si "accorgono" che le state ingannando. Vantaggio: crescita molto piu' rapida e resa molto piu' alta in numero di piante. Svantaggio: richiede attenzione e pecunia.

In caso di rinvaso: se avete troppe plantule in poco spazio rileggetevi la sezione sui rinvasi, perche' e' fondamentale non lesionare le radichette delle plantule. Una lesione a una plantula, durante il rinvaso, e' di solito letale.


 Conclusioni

Non e' il "vita, morte e miracoli delle sarracenie" che avevo in mente, pero' e' comunque un punto di partenza.

Ricordate solo una cosa: questo sopra esposto non e' il metodo per coltivare le sarracenie. Questo e' il mio modo di coccolarle, farle nascere e farle crescere... se lo applicate dovreste ottenere dei discreti risultati.
Queste piante sono molto robuste e ci sono molti modi per farle crescere al loro meglio, quindi se sentite di metodi completamente diversi senza dubbio sono anche migliori del mio.

Il modo in cui far crescere le proprie piccoline e' questione di gusto personale, inventiva e stile, quindi il mio ultimo consiglio: partite da qui, poi trovate la vostra strada... quando avrete affinato la vostra tecnica vi troverete letteralmente sommersi da milioni di splendidi e spietati assassini vegetali.

Ah, bhe, e se per voi sono troppi, chiamatemi, verro' volentieri a liberarvene ;-)
 
         
  Pagina aggiornata al:
29 Aprile 2000 (...).
 
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