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     Drosera     
talea da radice


Premessa: se non l'avete ancora fatto, prima di leggere questa sezione leggete la pagina relativa alle generalita' sulla moltiplicazione. Vi sono riportate informazioni di base sulla moltiplicazione e sui meristemi che qui saranno date per scontate.



Teoria

 Introduzione

Sono poche, purtroppo, le piante carnivore che si possono moltiplicare per talea di radice. Dico "purtroppo" perche' la tecnica di talea radicale e', tra le tante, quella che permette di ottenere piu' piante in un tempo relativamente breve e con la minima fatica. Non solo, la sua ridicola semplicita' la rende una tecnica a "prova d'impedito" e a meno che non facciate errori volontariamente grossolani (tipo immergere le talee radicali in acido solforico) e' praticamente impossibile sbagliare.

Per questi motivi, se siete alle vostre prime esperienze in campo di moltiplicazione di piante carnivore, lanciatevi con questa tecnica. E' semplice, produttiva, divertente, e direi quasi automatica.

Usare radici per realizzare talee di drosera presenta due enormi vantaggi rispetto ad usare foglie: prima di tutto le radici sono organi specializzati nella riserva di materiale nutritivo, stoccato in maniera particolarmente efficace. A parita' di fattori, quindi, un piccolo pezzo di radice riesce a sostenere la crescita di una o piu' plantule per un lungo periodo e le plantule crescono molto piu' velocemente che non le talee di foglia. In secondo luogo, le radici di drosera sono organi specializzati per resistere in ambienti umidi o fradici o saltuariamente secchi, e quindi marciscono o seccano molto raramente, mentre le foglie usate per le talee sono molto piu' delicate e in presenza di elevata umidita' marciscono, mentre al primo segno di siccita' (anche temporanea) muoiono irrimediabilmente.

In altre parole, ogni qualvolta siate in presenza di drosere con radici abbastanza consistenti, fate solo talee radicali e lasciate perdere quelle di foglia.


 Con che specie funziona?

La tecnica e' applicabile al genere Drosera, in particolare a tutte quelle drosere che hanno radici abbastanza resistenti e "carnose" da permetterne una manipolazione senza troppi danni. L'ho applicata a qualche specie personalmente, ma non credo che ci siano limitazioni di sorta per l'applicazione a molte delle specie del genere. Escluse restano le Drosere pigmee, per le quali penso sia impossibile, data la particolare struttura e funzione delle loro sottilissime radici.

La talea radicale in Drosera si esegue senza troppa difficolta' in primavera od estate, a partire da una pianta adulta e permette di ottenere decine di plantule in un paio di mesi.

Purtroppo la tecnica non e' esportabile a generi carnivori come ad esempio Nepenthes, Sarracenia, Dionaea, Pinguicula ed altri (che io sappia) in quanto la struttura radicale di questi generi e' piuttosto differente da quella di Drosera.
La spiegazione di questo fatto sta nella funzione delle radici stesse. Le radici carnose di alcune specie di drosere, infatti, sono modificate in organi di riserva e rigenerazione da cui la pianta si puo' riformare in caso di morte della parte verde. Questa funzione dell'apparato radicale e' vistosissima, per esempio, nelle cosiddette drosere bulbose, dove le radici formano addirittura bulbilli.
Negli altri generi di carnivore invece, la funzione di riserva e rigenerazione e' svolta dalle foglie (Pinguicula) o dal rizoma (Sarracenia, Dionaea). Non a caso, infatti, in queste specie sono proprio questi organi che usiamo per le talee.
Sempre non a caso, all'interno del genere Drosera le uniche specie che non si possono propagare per talea radicale sono le drosere pigmee, che sono anche le uniche ad aver escogitato un metodo differente per la riserva e la rigenerazione (le gemme).

Vediamo ora le due specie di Drosera che ho scelto per la prova di questa tecnica.

Nota
Al solito, cliccando su una foto ne otterrete una versione ad alta definizione.


La prima specie e' la notissima Drosera binata, qui nella forma a 'Y'.
Pianta molto comune, e' piuttosto semplice da coltivare, ed e' sicuramente una delle prime esperienze di qualsiasi carnivorofilo.
Nonostante sia comune, questa pianta e', a distanza di tanti anni dalla prima volta che la coltivai, una delle piante che mi affascinano di piu' in quanto riesce a formare dei veri e propri intricatissimi labirinti di tentacoli che sono forse la trappola piu' di successo all'interno dell'intero genere.

Se vi piace questa pianta, siete fortunati, in quanto esistono diverse varieta' di questa specie, molto diverse tra loro, con piante piu' o meno grandi, piu' o meno colorate e con ramificazioni da semplicissime, come questa, ad estremamente complesse. Tutte queste diverse varieta' sono raggruppate nel cosiddetto complesso della Drosera binata.

Tutto il complesso e' semplicissimo da propagare mediante questa tecnica, ed anzi, fate particolarmente attenzione a moltiplicare le binate perche' rischiate di rimanerne letteralmente invasi. Questa pianta infatti cresce a velocita' spaventosa, una volta trovate le condizioni adatte.

La seconda specie che ho scelto, invece, e' una pianta parecchio piu' rara della binata, meno vistosa, con trappole sicuramente piu' semplici e meno di successo della prima. Fiorisce timidamente ed non e' di certo una pianta a crescita rapida. Nonostante tutto e' un vero gioiello da collezione di incredibile bellezza.

La vedete qui a sinistra, e' la Drosera hamiltonii.
La hamiltonii ha la caratteristica, comune anche ad altre drosere a rosetta, di crescere, negli anni, formando una "torretta" che si eleva dal terreno. La torretta e' formata dalle foglie morte e secche cresciute negli anni precedenti. La rosetta resta nella parte apicale della torretta.

Sebbene la hamiltonii della foto sia un esemplare relativamente giovane, gli esemplari piu' vecchi, spesso di colore rosso vivo e con conformazione a torretta sono tra le piante carnivore piu' spettacolari, con rosette spesso anche di piu' di 10 centimetri di diametro.


 Cosa ci serve?

Mi sembra chiaro.

Ci serve solamente una bella radiciotta di Drosera.

Dovrete prendere uno dei vostri esemplare di Drosera, svasarlo stando attenti a non disintegrare la parte verde della pianta, e dovrete scegliere una radice. Possibilmente non l'unica radice del vostro esemplare, altrimenti l'ammazzate. Controllate che la vostra drosera abbia almeno 2-3 radici di una certa dimensione e staccategliene una.

Controllate che la radice che avete scelto sia viva e vegeta: una volta sciacquata dovra' essere marrone o nera all'esterno, ma, piu' importante, dovra' essere bianchissima all'interno, segno che e' appunto viva ed in ottima salute.

Contrariamente a quanto abbiamo visto con le talee di foglia, qui non ci sara' bisogno che controlliate di prendere una zona particolare di radice. Qualsiasi pezzo di radice, se viva, andra' bene. Il tessuto della radice, infatti, una volta staccato dalla pianta verde, si accorgera' di essere isolato e si arrangera' a indurre dei nuovi meristemi e con essi nuove plantule.


 Provata su

Lo schema di seguito riporta tutte le specie su cui ho personalmente provato questa tecnica. Se riuscite ad ottenere dei buoni risultati con questa tecnica su altre specie di Drosera, mandatemi le vostre esperienze e le aggiungero' qui.

SpecieRisultato
D. aliciae    plantule in 3-10 settimane, crescita veloce
D. binata    plantule in 3-8 settimane, crescita esplosiva
D. capensis    plantule in 4-10 settimane, crescita veloce
D. hamiltonii    plantule in 4-10 settimane, crescita lenta
 
             
 


Pratica

 Materiale necessario

  • Una radice viva di Drosera, almeno 5-6 centimetri;
  • Un po' d'acqua, al solito di buona qualita';
  • Un po' di sfagno vivo;
  • Un vasetto con torba e perlite;



  •  La scelta della radice

    Non c'e' molto da dire, a parte di stare molto attenti quando svasate la pianta che avete scelto. Tenete la parte superiore del vaso con la mano, e capovolgete il tutto, lentamente. Dando dei leggeri colpetti il vaso si dovrebbe sfilare come un guanto, e, se avete usato solo torba, o torba almeno al 60/70%, il pane di terra dovrebbe restare bello compatto (vantaggi della torba e dell'ambiente umidissimo).

    Cercate di tenere il pane di terra completamente integro e appoggiatelo su un tavolo. Lentamente aprite il pane di terra, prendete la radice che vi interessa, ricomponete il pane di terra e infilatelo nel vaso. Se fatta con un minimo di calma e cura, quest'operazione non e' difficile e sara' piu' o meno indolore per la pianta (perdita della radice a parte, ovvio).

    Una volta pulita (sciacquandola in acqua) ecco come si presenta la radice della binata. La radice della hamiltonii era perfettamente identica, quindi non c'era motivo di fare una doppia foto...

    La parte bianca che vedete a destra e' la parte apicale della radice, dove c'e' attiva crescita. Spesso, come si puo' notare, le radici di drosera non sono ramificate come quelle di altre piante.

    Fate attenzione che il taglio della radice deve essere netto e non sfilacciato, per non promuovere crescita di funghi o altra robaccia.



     Sistemazione della radice

    Non c'e' molto da dire, nemmeno qui (e in generale per tutta la tecnica, che e' veramente semplice). Io personalmente uso sempre delle vaschette di sfagno vegetante, che ottengo come spiegato nella sezione dedicata alla coltivazione dello sfagno.

    L'unica accortezza, che usiate sfagno vegetante, sfagno morto, torba o altro: dovete sistemare la radice orizzontalmente sul terreno (non verticalmente) e coprirla solo con un leggerissimo strato di materiale, solo per mantenere l'umidita', lasciando possibilmente alcune parti della radice scoperte e alla luce.

    Qui appunto vedete una delle sfagnere che ho a casa.

    Con una pinzetta (e un paio di guanti) ho creato una specie di piccola fessura dove ho riposto la radice, stando attento a non romperla (la radice e' molto poco flessibile, e se piegata troppo si spezza con un "croc").
    Al termine dell'operazione, ho leggermente ricomposto lo sfagno in maniera da ricoprire (non completamente) la radice.
    Come vedete, lo sfagno qui era abbastanza fradicio.
    La radice, al termine dell'operazione, era in parte coperta dallo sfagno, quindi tenuta umida, ma aveva zone scoperte che ricevevano abbondante luce.

    Sebbene non ci siano stati particolari problemi con la comparsa di plantule dalle radici che avevo piantato in mezzo a questo sfagno, sono stato piuttosto sorpreso perche' avevo tenuto lo sfagno quasi completamente fradicio (in alcuni giorni addirittura sommerso) e mi sarei aspettato di veder marcire le radici. Invece tutto e' andato bene...

    Sono comunque portato a pensare che la condizione di umidita' ideale per la nascita delle plantule da radici di drosera sia di forte umidita' ma non di immersione in acqua. Secondo me, quindi, tenete il vostro sfagno da molto umido a saturo, senza esagerare con l'acqua.

    Ok, andiamo avanti di qualche settimana (parecchie, nel caso della hamiltonii) e vediamo cos'e' successo sotto lo sfagno...


     Comparsa plantule


    Ecco la radice di hamiltonii dopo 5 o 6 settimane.

    Le plantule non si vedono perche' sono dello stesso identico colore dello sfagno. Ce ne sono due. Attorno ad una (quella piu' a destra) ho disegnato un contorno rosso, ben visibile nella foto ad alta definizione (cliccate sulla foto).

    Le plantule sono piu' o meno al centro. La radice, sempre al centro del fotogramma, segue una linea dritta da sinistra a destra.
    Se siete occhi-di-lince forse riuscite a scorgere anche la plantula piu' a sinistra, piu' o meno a 1-2 cm da quella contornata. Se poi siete dei mostruosi occhi-di-lince noterete che sparse qua e la' nell sfagno sono presenti delle piccole plantule allungate, con foglie a forma di microscopico tubo... sono delle piccole sarracenie...

    Comunque, visto che la foto in effetti non descrive bene quello che e' successo sotto lo sfagno, prendo guanti e pinzette, tolgo le fibre di sfagno vegetante di mezzo, estraggo lentamente sia la radice di hamiltonii che quella di binata e le metto sopra a un sottovaso...

    Eccole qui. A destra la hamiltonii con le due plantule, a sinistra la binata che nel frattempo aveva gia' formato una piantazza da parecchi centimetri, a cui ho dovuto tagliare la parte apicale delle foglie per farla entrare nella foto!

    Fatto curioso, sia le talee di radice di binata che quelle di hamiltonii impiegano piu' o meno lo stesso medesimo tempo per comparire, ma poi la binata cresce cinque o sei volte piu' velocemente!
    Una volta arrivati a questo punto, ottenere le piante adulte e' veramente un gioco da ragazzi, basta aspettare che le plantule formino delle prime radici proprie, poi sezionate la radice madre in tante parti quante sono le plantule e ripiantate in vasi nuovi le plantule con la loro porzione di radice madre. Non staccate le plantule dalla radice madre a meno che non siano loro a staccarsi da sole!

    Poi, in qualche altra settimana le plantule radicheranno e diventeranno completamente indipendenti.


     Conclusioni

    Si, non c'e' molto in questa pagina perche' non c'era molto da dire.

    Come per la talea di foglia di pinguicola, anche questa tecnica e' di una semplicita' disarmante, ed e' molto utile per moltiplicare anche specie rare quali appunto la Drosera hamiltonii. Io stesso, anni fa, quando la ricevetti dal Sud Africa (grazie ad Eric Green), la ricevetti sotto forma di plantula microscopica con una piccola parte di radice-madre, ovvio segno che derivava da una talea di radice.

    Come detto nell'introduzione, se le vostre drosere si possono propagare facilmente per talea di radice, lasciate perdere altre tecniche come la divisione di fusto o la talea di foglia e procedete con questo sistema.

    Ci sono alcuni coltivatori di zone fredde che durante l'inverno, addirittura, tagliano via la parte verde delle loro drosere, raccolgono le radici piu' in salute e le conservano in luogo fresco (tipo frigo), in sfagno. In primavera, poi, appena la situazione climatica permette di non temere piu' gelate o temperature troppo fredde, tolgono le radici dal frigo e le sistemano orizzontalmente in vasi di torba pura, appena immerse sotto 5-10 millimetri di torba, ed in un paio di mesi ottengono la comparsa di decine di plantule di buone dimensioni.

    Anch'io ho provato questa cosa, e ovviamente funziona, in quanto e' una variante della talea da radice, solo a scopo di conservazione di una specie durante il riposo invernale... il lato negativo di questo sistema e' che, ripartendo da zero ogni anno, si ottengono piante di dimensione discreta solo a settembre/ottobre, quand'e' gia' ora di reciderle, non arrivando quindi mai ad avere mostri adulti alla loro piena dimensione.

    Ad ogni modo, questa tecnica e' semplice, la radice e' un materiale perfetto da cui ottenere plantule a volonta'. Provate, divertitevi, poi ditemi.
     
             
      Pagina aggiornata al:
    23 Novembre 1999.
     
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